Madre e figlia morte per intossicazione: le autopsie non risolvono l’enigma

di Redazione

Sette ore di esami, prelievi e accertamenti, ma nessuna risposta definitiva. Al termine delle autopsie eseguite all’obitorio dell’ospedale Cardarelli di Campobasso sui corpi di Sara Di Vita, 15 anni, e della madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, non è stato possibile stabilire con precisione la causa dei decessi, avvenuti a poche ore di distanza dopo la cena di Natale.

L’esito dell’autopsia – Gli accertamenti medico-legali, qualificati come irripetibili, non hanno fornito elementi conoscitivi immediati. «Al momento è possibile parlare in termini generici di una tossinfezione di natura alimentare», ha spiegato l’anatomopatologo Marco Di Paolo, consulente della difesa e della famiglia Di Vita, precisando che si tratta di indicazioni orientative. Per chiarire se si sia trattato di una tossinfezione alimentare, di una contaminazione tossica o di altre ipotesi, sarà necessario attendere gli esiti degli esami chimici e soprattutto tossicologici, che richiedono tempi tecnici più lunghi.

Il padre fuori dalla rianimazione – Migliorano, intanto, le condizioni del padre della ragazza, Gianni Di Vita, trasferito dal reparto di Rianimazione a un reparto ordinario. L’Istituto Spallanzani ha parlato di «evoluzione favorevole del quadro clinico», sottolineando che l’uomo continua a essere assistito dall’équipe medica e supportato dal team di psicologi. Anche lui aveva manifestato sintomi compatibili con quelli delle due familiari ed era stato inizialmente ricoverato al Cardarelli prima del trasferimento a Roma.

Le indagini della procura – L’inchiesta della Procura di Campobasso, coordinata dal procuratore Nicola D’Angelo e affidata alla Squadra mobile, procede senza privilegiare alcuna pista. Secondo fonti investigative, non viene escluso alcuno scenario, nemmeno quello di un avvelenamento riconducibile a terzi, ipotesi ritenuta al momento residuale ma non archiviata. Ogni valutazione resta subordinata ai riscontri scientifici che emergeranno dalle analisi di laboratorio.

I cibi sotto sequestro – Parallelamente proseguono gli accertamenti sugli alimenti sequestrati a Pietracatella. Sono 19 i prodotti finiti sotto la lente degli investigatori: un preparato con funghi e peperoni, olive verdi e nere, polpette, formaggio al pistacchio, mozzarella di latte vaccino, salsa di pomodoro, funghi presumibilmente del tipo pleurotus ostreatus, vongole cotte con guscio, baccalà gratinato con pinoli, uva e patate, torta con pandispagna e crema al pistacchio, pesto, formaggio spalmabile, due tipi di marmellata, polenta condita con funghi presumibilmente champignon, funghi alla contadina e giardiniera autoprodotta. I cibi erano conservati in parte nell’abitazione di Gianni Di Vita e in parte nella casa della madre, al primo piano dello stesso stabile. Le analisi sono state delegate all’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise.

La posizione della difesa – «Nessuna ipotesi è esclusa: funghi velenosi, conserva contaminata. Tutto dipende dagli esiti dell’autopsia su Sara e dall’esame medico-legale sulla madre», ha dichiarato l’avvocato Paolo Lanese, legale di Gianni Di Vita, riferendo che «se dovesse emergere una sostanza sospetta o un veleno, il quadro cambierebbe. Non escludiamo neanche l’avvelenamento».

Attesa per gli esami decisivi – Solo l’esito congiunto degli accertamenti medico-legali, tossicologici e delle analisi sugli alimenti potrà restringere il campo delle ipotesi e chiarire l’origine della morte di madre e figlia. Fino ad allora, l’inchiesta resta aperta e avvolta da interrogativi che, al momento, non trovano ancora risposte.

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