Regionali, Mollo (Azione): “Dalla Calabria segnale forte. Campania non diventi museo di incentivi pubblici”

di Redazione

Quanto accaduto in Calabria, alle ultime elezioni regionali conclusesi appena ieri, rappresenta un segnale forte che non può assolutamente essere ignorato nel dibattito politico, anche campano”, afferma Oliver Mollo, segretario metropolitano di Napoli di Azione.

Nella regione calabrese, Roberto Occhiuto è stato riconfermato presidente con circa il 57,26% dei consensi contro il 41,73% di Pasquale Tridico, candidato del cosiddetto campo largo. Il tutto, però, con una percentuale di votanti che è ulteriormente scemata, attestandosi al 44,36%: meno di un cittadino calabrese su due si è recato alle urne.

“Tale marcatissimo astensionismo dimostra come i cittadini siano sempre più distanti e disgustati da una politica urlata, lontana dal merito dei problemi da risolvere e da ciò che davvero interessi loro”, continua Mollo, in occasione di un evento a Pomigliano D’Arco con il leader di Azione, Carlo Calenda. “Pretendere di chiamare ‘coalizione’ un insieme di forze che, come descriveva bene il nostro segretario nazionale, si odiano, è una contraddizione in termini”, sottolinea Mollo. “In Campania si profila un’alleanza ampia ma priva di coesione e visione comune, e in una terra che ha un milione di problemi e quasi oltre 5 milioni e mezzo di abitanti, il rischio è che – al di là della facciata – ci sia un non governo”.

“Le Regioni, oggi, somigliano a macchine burocratiche gigantesche che duplicano costi, rallentano l’azione pubblica, sottraggono risorse preziose senza risolvere i problemi veri: sanità in affannoinfrastrutture lenteservizi sociali disorganizzati. Non è assolutamente accettabile che chi assume il potere, disponendo anche di una garantita maggioranza, non abbia la forza o la volontà di affrontare le emergenze con misure concrete e coraggiose”, insiste Mollo.

Sul tema del lavoro, il segretario metropolitano torna su Stellantis: “Prendiamo il caso di Stellantis a Pomigliano d’Arco, che è una vertenza che non possiamo permetterci di ignorare; noi chiediamo un tavolo di crisi permanentegaranzie reali, un piano di reindustrializzazione serio. Non basta dire ‘restiamo fino al 2030 sulla Panda’ se le linee produttive languono e 300 lavoratori sono già coinvolti in uscite volontarie: è l’esempio di come non si faccia politica industriale”.

“Non vogliamo che la Campania diventi un museo di incentivi pubblici, desideriamo una terra viva, che produce, che forma, che reinventa il proprio futuro. Per questo lavoriamo affinché i temi del lavoro, dell’occupazione e della dignità sociale non restino slogan elettorali ma diventino fulcro di programmi politici e, quindi, di impegni da rispettare fin da subito”, conclude.

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