Il governo irlandese, guidato da Simon Harris, ha promosso una proposta legge contro le importazioni dai territori israeliani. Sebbene presentata come gesto etico, questa iniziativa ha implicazioni gravi per l’intera Unione Europea. Il primo ministro Harris rappresenta un partito votato da appena 458.134 persone: lo 0,1% dei cittadini dell’Unione Europea. È inaccettabile che una minoranza così ristretta influenzi negativamente le relazioni internazionali di quasi mezzo miliardo di persone.
Una rappresentanza che non giustifica l’ambizione – Con una base elettorale marginale, quasi quanto il mio numero di follower, il governo irlandese non ha alcuna legittimità per dettare politiche estere che coinvolgono i cittadini dell’intera Unione Europea. Le decisioni con impatto continentale devono essere condivise, non imposte da un politico con rappresentanza limitata.
Un gesto che danneggia l’Europa e tradisce la storia economica dell’Irlanda – Il disegno di legge irlandese ha verosimilmente esacerbato le tensioni con gli Stati Uniti, aprendo la porta a ritorsioni e dazi immotivati che hanno colpito le imprese europee. Paradossalmente, l’Irlanda ha beneficiato per decenni degli investimenti e del know-how israeliani e statunitensi, passando da un’economia basata sull’agricoltura a un polo tecnologico. Ignorare gli Stati Uniti e attaccare Israele significa anche rinnegare parte del proprio sviluppo.
L’Italia e l’intera Europa devono intervenire – Roma, Parigi, Berlino e Bruxelles, come tutte le capitali dell’Unione Europea, devono garantire che le politiche estere siano coordinate e rappresentative. Le iniziative unilaterali come quella irlandese minano la coesione europea e mettono a rischio la stabilità diplomatica. Serve una risposta ferma da parte della Commissione Europea. In alternativa, serve una nuova Commissione, non più guidata dalla signora Ursula von der Leyen, che appare incapace di trattare alla pari con potenze del calibro degli Stati Uniti.
La pace non si costruisce con provocazioni, ma con diplomazia e rispetto. Il primo ministro irlandese, in questo caso, ha scelto una strada irrispettosa nei confronti di tutti i cittadini europei. Ha scelto una strada divisiva che danneggia Israele, l’Europa e soprattutto i cittadini irlandesi. Quando una minoranza pretende di parlare per tutti, non è democrazia. È un problema. Un grande problema.