Le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi sulla Striscia di Gaza, colpendo aree adiacenti ad alcuni degli ultimi ospedali ancora funzionanti. Missili hanno raggiunto le zone circostanti l’ospedale al-Shifa e al-Ahli: almeno 15 persone sono rimaste uccise davanti al primo e altre quattro nei pressi del secondo. Fonti sanitarie citate da Al Jazeera parlano di almeno 83 palestinesi morti nella sola giornata di oggi, mentre l’offensiva di terra su Gaza City prosegue senza sosta.
Attacco al valico di Allenby – Le autorità israeliane hanno riferito di una sparatoria al confine con la Giordania, dove un uomo ha aperto il fuoco ed è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Secondo i media locali si trattava di un operatore umanitario giordano che guidava un camion di aiuti diretti a Gaza e in possesso di un permesso regolare. Due israeliani, feriti nell’attacco, sono deceduti. Il valico è stato temporaneamente chiuso e sono in corso perquisizioni nell’area di Gerico. Il governo di Amman ha confermato di monitorare la situazione.
L’Unione europea valuta sanzioni – Bruxelles ha annunciato la sospensione del sostegno bilaterale a Israele e proposto una serie di sanzioni: dai dazi sul 37% delle esportazioni israeliane, in particolare frutta, verdura e datteri, fino a misure contro ministri e coloni estremisti. “L’orrore quotidiano deve cessare”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in attesa del via libera dei Ventisette. La proposta include l’inserimento nella lista nera dei ministri Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, accusati di incitamento all’odio. Quest’ultimo aveva descritto Gaza come “una miniera d’oro immobiliare da spartire con gli Usa”.
Le reazioni internazionali – L’ex Alto rappresentante Josep Borrell ha bollato le sanzioni Ue come “una barzelletta”, arrivate “con 40mila morti di ritardo”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che l’Italia il 22 settembre a New York aderirà a una dichiarazione Onu per la costruzione di uno Stato palestinese. A Pordenonelegge lo scrittore egiziano Ala al Aswani ha ribadito che “i rapporti tra Israele ed Egitto sono ottimi”, sottolineando che “in Egitto chi sventola bandiere palestinesi viene arrestato”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha incontrato ad Ankara Mahmud Abbas, leader dell’Autorità palestinese. “Non siamo ospiti in questa geografia, siamo padroni di casa. Nessuno tocchi Gerusalemme”, ha affermato Erdogan. L’incontro avviene a ridosso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Sul fronte della sicurezza, il direttore del Mossad David Barnea ha dichiarato che Israele possiede “risorse operative molto forti all’interno dell’Iran, persino nel cuore di Teheran”. Dalla Spagna, il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per raccogliere prove sulle violazioni dei diritti umani a Gaza da presentare alla Corte Penale Internazionale. La Cina, invece, ha respinto come “senza fondamento” le accuse di Netanyahu di un coinvolgimento con Teheran in una campagna politica contro Israele. Intanto, Pakistan e Arabia Saudita hanno firmato un patto di difesa strategica, impegnandosi a considerare un attacco contro uno dei due Paesi come un’aggressione a entrambi.
La proposta Blair – Secondo il Times of Israel, il presidente statunitense Donald Trump ha incaricato Tony Blair di lavorare a un piano di transizione postbellico per governare Gaza fino al passaggio di consegne all’Autorità Nazionale Palestinese. La bozza, che prevede la creazione della Gaza International Transitional Authority (GITA), mira a garantire un cessate il fuoco permanente e la tutela dei diritti di proprietà degli abitanti di Gaza. Una scelta che contrasta con le parole del ministro Smotrich e che punta a rafforzare la via diplomatica in parallelo alle operazioni militari.
Le denunce delle Nazioni Unite – Hamas ha condannato i bombardamenti vicino agli ospedali definendoli “un crimine di guerra a tutti gli effetti”. L’Onu, che ha già qualificato come genocidio le operazioni di Israele, ha denunciato la distruzione del centro di fecondazione in vitro di Al Basma, con la perdita di 4mila embrioni e 1.000 campioni biologici, interpretata come misura volta a impedire nascite tra i palestinesi. Le Nazioni Unite hanno parlato di “medicidio”: eliminazione sistematica del sistema sanitario di Gaza, con operatori uccisi e ospedali resi inagibili. Tra le vittime di ieri figura un membro di Medici senza Frontiere, il tredicesimo dall’inizio del conflitto.