Napoli, inchiesta su operai morti: tubo spezzato sulla saldatura

di Redazione

Un tubo spezzato in corrispondenza di una saldatura e perni che si svitavano senza nemmeno l’uso di attrezzi. È su questi dettagli che si è concentrata l’attenzione dei magistrati e dei consulenti tecnici, nel corso dell’accertamento irripetibile disposto dalla Procura di Napoli per far luce sul crollo del montacarichi che ha ucciso tre operai lo scorso 25 luglio.

Questa mattina, in un cantiere in via Roma verso Scampia, è stata montata una gru di grandi dimensioni per rimuovere l’impianto precipitato da circa venti metri d’altezza. Quel cestello stava trasportando due rotoli di materiale bituminoso fino al lastrico solare di un edificio quando, all’improvviso, ha ceduto. A perdere la vita Vincenzo Del Grosso, 54 anni, Ciro Pierro, 62, e Luigi Romano, 67.

Le indagini, coordinate dalla pubblica ministera Stella Castaldo e dal procuratore aggiunto Antonio Ricci, puntano a chiarire se il montacarichi fosse idoneo al trasporto di persone oltre che di materiali, e soprattutto se fosse stato correttamente montato e ancorato all’edificio. Nodi che saranno affrontati nella relazione tecnica che il consulente nominato dalla Procura dovrà depositare entro novanta giorni.

Intanto, tra i primi riscontri emersi durante le operazioni, c’è il fatto che alcuni perni dell’impianto sarebbero stati svitati semplicemente con le mani. Un dettaglio che apre interrogativi inquietanti sulla qualità dell’installazione e sul rispetto delle norme di sicurezza.

Secondo una prima valutazione, l’ancoraggio del traliccio sembrerebbe corretto fino alla sommità del fabbricato, ma risulterebbe inadeguato – se non assente – nella parte superiore, quella che sporgeva oltre il tetto. Un’anomalia che, sotto il peso del cestello, degli operai e del carico, potrebbe aver provocato il cedimento nel punto di giunzione tra i moduli metallici. Non si esclude, inoltre, che la cabina sia stata azionata oltre il limite consentito, superando l’ultimo punto di ancoraggio.

Ulteriori verifiche riguardano l’identità di chi ha effettivamente montato l’impianto. Secondo quanto trapelato, non si esclude che tra i nominativi possa comparire anche uno dei tre operai deceduti. Sulla documentazione acquisita stanno lavorando la Polizia scientifica e l’Ispettorato del lavoro.

Gli inquirenti hanno iscritto nel registro degli indagati quattro persone: due imprenditori, l’amministratore del condominio e il responsabile della sicurezza del cantiere. Al momento, non risultano misure cautelari. L’indagine si concentra anche sull’assenza di dispositivi di protezione: nessuno dei tre operai indossava l’imbracatura, e due di loro lavoravano senza contratto regolare.

Ieri e venerdì si sono celebrati i funerali dei tre uomini, in un clima di commozione e sdegno. A farsi portavoce della rabbia dei familiari è stato l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che ha puntato il dito contro “gli appalti senza scrupoli e il lavoro nero che uccide”.

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