Aversa, non è Drengot: il busto simbolo della città è di Paolillo Scaglione, “Signore di Gricignano”

di Antonio Taglialatela

Aversa (Caserta) – Non un semplice dettaglio storiografico, ma una vera restituzione di identità. Il busto collocato sul fianco orientale del campanile della cattedrale di Aversa, da sempre attribuito al normanno Rainulfo Drengot, fondatore della città, o al suo successore Asclettino, raffigura in realtà Paolillo Scaglione, condottiero del primo Quattrocento, aversano di nascita e cosiddetto “Signore di Gricignano”. A chiarirlo è lo studio condotto dal professor Giulio Santagata, presentato nel corso di un convegno ospitato nel seminario vescovile, che ha permesso di ricostruire con rigore il profilo storico del personaggio e di rimettere in ordine secoli di interpretazioni consolidate.

Il punto di partenza è stato il ritrovamento e l’identificazione del sarcofago di Scaglione, ma il percorso si è poi allargato fino a coinvolgere uno dei simboli più noti della città. «Dopo aver individuato con sicurezza il sarcofago e aver consultato tutta la letteratura che lo riguardava, mi ha colpito un elemento ricorrente: la descrizione della sua tomba in cattedrale, con la figura di un condottiero raffigurato con il bastone di comando», ha spiegato Santagata. Da lì l’intuizione: cercare una statua compatibile con quella descrizione, proveniente dalla cattedrale e databile alla stessa epoca.

Il busto e la riattribuzione – L’attenzione si è concentrata sul cosiddetto “busto di Rainulfo”, da tempo considerato problematico dagli esperti. «È un busto che ogni storico dell’arte sa non poter essere normanno: è un’opera del primo Quattrocento», ha chiarito Santagata. La datazione, coerente con il periodo di vita di Scaglione, è stata confermata anche dagli studi della storica dell’arte Antonella Dentamaro, che colloca l’opera non oltre gli anni Trenta del 1400. A rendere decisiva l’identificazione sono però i dettagli iconografici: l’abito da generale, la berretta tipica e soprattutto il bastone di comando, elemento rarissimo. «Busti di questo tipo, raffiguranti un condottiero con il bastone di comando, sono estremamente rari. Ad Aversa questo è l’unico esempio compatibile con le fonti», ha sottolineato Santagata.

“Signore di Gricignano” con un “esercito” di 800 cavalli – Figura tutt’altro che marginale, Scaglione emerge dai documenti come protagonista di una stagione storica complessa. Aversano, di origine normanna, fu “Signore di Gricignano” e condottiero a capo di un contingente di circa 800 cavalli. È citato tra i benefattori della Real Casa dell’Annunziata di Aversa, accanto a sovrani come Giovanna II e Alfonso I d’Aragona, e ricoprì l’incarico di siniscalco del Regio Ospizio, ruolo che equivaleva alla gestione del palazzo reale. La sua attività militare si colloca negli anni burrascosi delle lotte di successione tra gli Angioini e gli Aragonesi, tra Ladislao di Durazzo, Luigi III e lo stesso Alfonso d’Aragona. Negli ultimi anni di vita fu coinvolto nella conquista di Aversa da parte del condottiero milanese Muzio Attendolo Sforza, insieme al capitano Francesco Gattola di Gaeta.

La moglie – Scaglione era sposato con Bartolomea di Cantuno, figlia di un nobile siciliano di Messina, che possedeva il casale di “Vico di Pantano”, l’attuale Villa Literno, quindi anche lei feudataria. Dal padre ereditò Vico di Pantano e i diritti della Bagliva di Cosenza e della Dogana Marittima di San Lucido, esigendo le tasse per conto della corona.

La morte e l’eredità – Morì il 15 marzo 1422. Dal matrimonio con Bartolomea non nacquero figli, quindi i suoi beni tornarono alla corona e furono assegnati ad Antonio Carafa, nobile napoletano, soprannominato “Malizia” per la sua astuzia politica, che gli subentrò anche nella signoria di Gricignano e nella gestione di Vico di Pantano e altri feudi della zona. La famiglia Scaglione continuò comunque a lasciare tracce profonde nel territorio, da Aversa alla Calabria, fino alla celebre Lucrezia Scaglione. Un contributo importante alle ricerche è arrivato anche dal dottor Michele Scaglione, discendente della famiglia, originario di Locri e residente a Roma.

Il sarcofago ritrovato – Il cuore materiale della scoperta è il sarcofago di Paolillo Scaglione, oggi visibile solo parzialmente nel seminario vescovile: da un lato nella biblioteca, dall’altro in un corridoio del primo piano, coperto da una fontana in marmo. In origine collocato nella cattedrale, fu smembrato e trasferito nella prima metà del Settecento, dopo i gravi danni causati dai terremoti che portarono al rifacimento dell’edificio sacro. «Il sarcofago fu riutilizzato come una sorta di vasca di decantazione per la fontana del seminario», ha spiegato Santagata, descrivendone l’iconografia: al centro il Cristo in pietà, ai lati la Madonna Addolorata e un San Giovanni oggi molto danneggiato. L’opera presenta caratteri di transizione, con elementi tardo gotici e altri già pienamente rinascimentali, come la decorazione a foglie d’acanto. Decisiva è stata l’iscrizione parziale lungo il bordo inferiore, che cita il ruolo di siniscalco del Regio Ospizio al servizio del re Ladislao. Il confronto con una descrizione riportata nel Seicento dallo storico fiorentino Ferdinando Ughelli, nella sua Italia Sacra, ha consentito di identificare senza dubbi il personaggio sepolto.

Una memoria restituita – La distruzione di gran parte dell’archivio angioino e aragonese di San Paolo Belsito (Napoli), dato alle fiamme nel 1943 dai nazisti in fase di ritirata, ha reso ancora più complesso il lavoro degli studiosi, costretti a ricostruire quel periodo attraverso ricerche precedenti. In questo contesto, la figura di Paolillo Scaglione riemerge oggi con maggiore nitidezza, come sottolinea il docente aversano: «È stato un generale che ha avuto la sfortuna di vedere il suo sepolcro smembrato, ma anche la fortuna di riacquistare, attraverso questo busto, una collocazione eminente nella storia della città». Aversa e Gricignano ritrovano così, grazie al lavoro del professor Giulio Santagata, un protagonista comune del loro passato: un volto, finora erroneamente attribuito, che oggi riconquista la sua vera identità. IN ALTO IL VIDEO (A BREVE)

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