Trump vs Musk, scambi al veleno a colpi di tweet e richiesta di impeachment

di Redazione

Una frattura fragorosa, consumata in diretta sui social. L’alleanza non scritta tra Donald Trump ed Elon Musk è ormai solo un ricordo. Le tensioni, sopite per mesi sotto la superficie della convenienza politica e degli interessi economici, sono esplose fragorosamente con attacchi reciproci, minacce istituzionali, accuse di complotti e un’eco che si riverbera tra i mercati finanziari e le relazioni internazionali.

Ad accendere la miccia, le durissime critiche del fondatore di Tesla e SpaceX al disegno di legge di spesa promosso dal presidente statunitense. “Gli ho chiesto di andarsene, è semplicemente impazzito”, ha tuonato Donald Trump su Truth Social, accusando il magnate di essersi trasformato in un sabotatore e ventilando lo stop a ogni contratto governativo con le sue aziende.

La risposta di Elon Musk non si è fatta attendere. Su X, il miliardario ha lanciato una provocazione politica: “È ora di creare un nuovo partito politico in America che rappresenti effettivamente l’80% della popolazione di mezzo?”. Nel giro di pochi minuti, oltre 260mila utenti avevano già votato, con una schiacciante maggioranza a favore. Poi l’affondo personale: “Trump è nei file di Epstein”. E ancora: “Trump dovrebbe essere sottoposto a impeachment e sostituito da JD Vance”, rilanciando il commento di un utente con un secco “Yes”.

La Casa Bianca ha provato a spegnere l’incendio fissando un colloquio telefonico tra i due, ma lo scontro intanto ha già lasciato segni pesanti. Il titolo Tesla ha perso il 14% in un solo giorno, bruciando 150 miliardi di dollari di capitalizzazione: un record negativo nella storia di Wall Street. Il patrimonio personale di Elon Musk si è assottigliato di 34 miliardi di dollari in 24 ore, secondo il Bloomberg Billionaires Index. Eppure, con 334 miliardi stimati, resta l’uomo più ricco del pianeta.

Il confronto, però, si è trasformato in uno scontro istituzionale. “Il modo più semplice per risparmiare miliardi nel nostro bilancio è quello di porre fine ai sussidi e ai contratti governativi di Elon Musk”, ha scritto il presidente Trump, aggiungendo: “Mi ha sempre sorpreso che Biden non l’avesse già fatto”. E ancora: “Elon si stava esaurendo, gli ho tolto il mandato EV che obbligava tutti ad acquistare auto elettriche che nessuno voleva”. Di rimando, Musk ha annunciato la dismissione della navicella Dragon di SpaceX e ha accusato l’amministrazione: “Questa legge non mi è mai stata mostrata. È stata approvata nel cuore della notte così velocemente che nessuno l’ha letta”.

Le tensioni non si fermano al fronte interno. Mentre Trump cerca di rafforzare la sua posizione con una legge di spesa che definisce “una delle migliori mai presentate”, da 1.600 miliardi di dollari in tagli e “il più grande taglio fiscale mai concesso”, Musk alza l’asticella: “I dazi di Trump causeranno una recessione nella seconda metà dell’anno”.

E proprio i dazi sono al centro della riapertura del dialogo tra Washington e Pechino. Una telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping, su iniziativa americana, ha portato a una momentanea distensione. “Ottima conversazione”, ha commentato Trump su Truth, annunciando un prossimo incontro tra le delegazioni dei due Paesi. Xi ha parlato della necessità di “governare bene la nave e stabilire la direzione, eliminando interferenze o sabotaggi”. I nodi da sciogliere restano le terre rare e le barriere tariffarie, ma l’avvio di nuovi colloqui è stato accolto positivamente da entrambi i governi.

Nel frattempo, un giudice statunitense ha bloccato l’ultimo decreto firmato dal presidente, che vietava l’ingresso a nuovi studenti internazionali all’Università di Harvard. L’ateneo ha reagito duramente: “Questo non è il primo tentativo del governo di creare una spaccatura tra Harvard e i suoi studenti internazionali, fa parte di una campagna di ritorsione concertata e in continua crescita”.

Trump, però, non arretra e sposta il confronto anche sul piano della giustizia internazionale. L’amministrazione ha imposto sanzioni a quattro giudici della Corte penale internazionale, accusandoli di azioni “illegittime” contro gli Stati Uniti e Israele. Lo ha annunciato il segretario di Stato Marco Rubio: “La Cpi è politicizzata e rivendica falsamente la discrezionalità di indagare cittadini americani o dei nostri alleati”.

In questo clima infuocato, si inserisce anche il gelo tra Stati Uniti e Corea del Nord, dopo che Kim Jong-Un ha promesso “sostegno incondizionato” alla Russia nella guerra in Ucraina. “Qualsiasi supporto da parte della Russia deve cessare”, ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano.

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