Proteste a Los Angeles, centinaia di arresti. Anche italiani tra migranti verso Guantanamo

di Redazione

L’epicentro delle tensioni legate alla nuova stretta sull’immigrazione si chiama ancora una volta California. A Los Angeles, dove da giorni migliaia di persone scendono in strada per protestare contro i raid e le deportazioni ordinate dall’amministrazione Trump, la situazione ha assunto contorni drammatici. Il coprifuoco imposto dalla sindaca Karen Bass non è bastato a placare le manifestazioni: solo nella giornata di martedì sono state arrestate 200 persone, secondo quanto riferito dalla Cnn citando il capo della polizia Jim McDonnell. Un bilancio che, dall’inizio delle proteste, ha ormai superato quota 370 arresti.

Il centro cittadino, in particolare l’area tra First Street, Spring e Alameda, è diventato il teatro di continui scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Le autorità hanno definito “assembramenti illegali” le proteste che continuano nonostante le restrizioni, e preannunciano ulteriori “arresti di massa”. Secondo la sindaca Bass, dietro le operazioni federali ci sarebbe una precisa strategia politica: «Donald Trump sta usando Los Angeles come un esperimento», ha dichiarato. «Vuole vedere fino a dove può spingersi nel violare la legge. Se sfonda qui, potrà farlo in tutto il Paese». Bass accusa l’inquilino della Casa Bianca di voler colpire l’economia della città «perché sa che molti settori chiave dipendono dal lavoro degli immigrati». Il coprifuoco, attivo dalle ore 20 alle 6 (dalle 5 alle 15 in Italia), è stato prorogato per “diversi giorni” e prevede deroghe soltanto per i residenti e per chi deve recarsi al lavoro. «In centro ci sono graffiti ovunque, e hanno causato danni significativi», ha aggiunto la sindaca.

Dall’altra parte, il presidente Donald Trump continua a rilanciare. «Se non avessi mandato le truppe a Los Angeles, la città ora sarebbe in fiamme, proprio come le 25mila case rase al suolo per colpa di un governatore e un sindaco incompetenti», ha tuonato. «Libereremo Los Angeles e la renderemo di nuovo sicura. Le manifestazioni sono guidate da rivoltosi pagati che sventolano bandiere straniere con l’obiettivo di invaderci». Quando i giornalisti gli hanno chiesto se i manifestanti fossero sostenuti dalla sindaca Bass o dal governatore della California Gavin Newsom, Trump ha risposto: «Non ho detto questo», ma ha ribadito: «Qualcuno li paga, o sono agitatori». Nel frattempo, anche altri Stati a guida repubblicana si muovono in direzione restrittiva. Il governatore del Texas ha annunciato l’invio della Guardia Nazionale per «garantire la pace», una mossa che contribuisce a polarizzare ulteriormente il dibattito nazionale.

Guantanamo, tra i destinatari anche migranti italiani – Ma lo scenario più inquietante si apre sul fronte delle deportazioni. Secondo quanto riferisce il Washington Post, l’amministrazione Trump è pronta ad avviare, già da questa settimana, il trasferimento di migliaia di migranti irregolari verso la base militare di Guantanamo Bay, a Cuba. Una decisione senza precedenti negli ultimi decenni, che riporta al centro della scena internazionale una struttura divenuta simbolo delle violazioni dei diritti umani dopo l’11 settembre. Tra i migranti destinati al trasferimento ci sarebbero anche cittadini europei, inclusi italiani, britannici, francesi e tedeschi. Secondo il quotidiano americano, è improbabile che Washington informi preventivamente i Paesi d’origine dei detenuti. Una posizione che ha subito spinto la diplomazia italiana a intervenire. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito che «i migranti irregolari italiani non dovrebbero essere portati a Guantanamo», precisando che l’Italia «ha già comunicato all’amministrazione americana di essere disposta a riprendere gli irregolari nel pieno rispetto dei loro diritti individuali». Secondo Tajani, Guantanamo sarebbe destinata a quei migranti «provenienti da Stati che non accettano i rimpatri».

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