Washington, uccisi due dipendenti dell’ambasciata israeliana. Fermato 30enne: ha sparato e urlato “Palestina libera”

di Redazione

Due giovani dipendenti dell’ambasciata israeliana a Washington sono stati assassinati mercoledì sera davanti al Capital Jewish Museum della capitale statunitense.

L’attacco, avvenuto intorno alle ore 21.15 locali, ha visto un uomo aprire il fuoco a distanza ravvicinata contro le vittime, un uomo e una donna, mentre uscivano da un evento ufficiale. Una delle vittime è Yaron Lischinsky, 28 anni, del dipartimento politico dell’ambasciata. Entrambi erano una coppia anche nella vita privata, e secondo quanto riferito dall’ambasciatore israeliano Yechiel Leiter, lui aveva appena acquistato un anello di fidanzamento, con l’intenzione di fare la proposta nei prossimi giorni a Gerusalemme.

L’aggressore, identificato come Elias Rodriguez, 30enne originario di Chicago, avrebbe urlato “Palestina libera” prima di sparare. Fermato dalla sicurezza del museo, l’uomo è attualmente in stato di arresto. La polizia di Washington ha ricostruito i momenti immediatamente precedenti all’attacco, spiegando che il sospettato era stato notato aggirarsi nervosamente nei pressi dell’edificio, prima di avvicinarsi a un piccolo gruppo e aprire il fuoco. Successivamente, ha collaborato indicando agli agenti il punto in cui si era disfatto dell’arma.

La notizia ha subito scosso le massime istituzioni statunitensi e israeliane. La segretaria per la sicurezza interna Kristi Noem ha confermato l’uccisione dei due funzionari israeliani, aggiungendo: “Stiamo indagando per avere più informazioni da condividere. Preghiamo per le famiglie delle vittime. Consegneremo il colpevole alla giustizia”.

Durissimo il commento del presidente israeliano Isaac Herzog, che ha definito l’episodio “un atto spregevole di odio, di antisemitismo, che ha causato la morte di due giovani dipendenti dell’ambasciata israeliana”. In un messaggio diffuso sui social ha aggiunto: “Siamo al fianco della comunità ebraica a Washington DC e in tutti gli Stati Uniti. Il terrore e l’odio non ci spezzeranno”.

Parole di condanna anche dal primo ministro Benyamin Netanyahu, che ha parlato di “orrendo attentato antisemita” e di “selvaggia istigazione” contro Israele, annunciando un immediato rafforzamento delle misure di sicurezza presso tutte le missioni diplomatiche del Paese. In una nota, l’ufficio del premier ha fatto sapere che Netanyahu ha ricevuto aggiornamenti costanti dall’ambasciatore Leiter, esprimendo la propria vicinanza al personale dell’ambasciata.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente statunitense Donald Trump, che su Truth ha scritto: “Questi orribili omicidi, basati ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ORA! Odio e radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti. Condoglianze alle famiglie delle vittime. È così triste che cose del genere possano ancora succedere. Che Dio vi benedica tutti!”

Il coinvolgimento diretto dell’Amministrazione Trump è stato confermato dal procuratore generale Pam Bondi, che ha parlato con Netanyahu assicurandogli il massimo supporto da parte delle autorità statunitensi: “Gli Stati Uniti si impegneranno a portare l’assassino davanti alla giustizia”.

Secondo quanto riferito dalla portavoce dell’ambasciata israeliana Tal Naim Cohen, i due giovani sono stati colpiti “da vicino”, in quello che appare sempre più come un attacco mirato. Una delle vittime, inizialmente trasportata in ospedale in condizioni critiche, è deceduta poco dopo per le gravi ferite riportate.

L’evento al museo, durante il quale è avvenuta la sparatoria, era stato organizzato con la collaborazione dell’American Jewish Committee. Il direttore dell’organizzazione, Ted Deutch, ha confermato la presenza di rappresentanti dell’ambasciata israeliana e ha espresso profondo cordoglio.

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