La provincia di Caserta si conferma crocevia strategico della criminalità organizzata in Campania. È quanto emerge dalla Relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia per l’anno 2024, che fotografa un territorio segnato dalla persistente influenza del cartello dei Casalesi e delle sue storiche diramazioni – Schiavone, Bidognetti, Zagaria – seppur in una fase di ridefinizione interna. Le diverse articolazioni, radicate in aree ben definite della provincia, operano con meccanismi collaudati di controllo del territorio, affidando la gestione locale a referenti chiamati “capizona”.
A Casal di Principe, tra il 7 e l’11 giugno 2024, si sono registrati episodi armati e atti intimidatori riconducibili a tensioni interne alla fazione Schiavone. Secondo la Dia, si tratta di segnali evidenti di un tentativo di riorganizzazione da parte di soggetti recentemente scarcerati, decisi a riprendere in mano le redini del potere mafioso, anche attraverso la violenza. Un copione analogo è stato riscontrato tra Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Capua e San Tammaro, dove, in assenza di figure carismatiche dominanti, alcuni ex detenuti avrebbero avviato un piano per ristrutturare la rete estorsiva e rilanciare le attività illecite sotto nuova leadership.
A rendere ancora più frammentato e pericoloso il quadro nel casertano è il ritorno in scena del gruppo camorristico Picca, attivo tra Teverola e Carinaro. Collegato ai Casalesi, il sodalizio ha visto una vera e propria rinascita operativa grazie alla scarcerazione di due elementi apicali, culminata nell’arresto, il 3 settembre, di 35 persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e riciclaggio. La loro strategia era tanto raffinata quanto insidiosa: dietro la facciata di un commercio di abbigliamento, si celava un’intensa attività di spaccio, con una rete di transazioni in contanti finalizzate al reinvestimento dei proventi nel mercato legale.
L’area del Litorale Domizio, da Mondragone a Castel Volturno, si conferma uno dei territori più esposti al fenomeno del narcotraffico. Qui, le organizzazioni camorristiche locali convivono e spesso collaborano con la criminalità straniera, in particolare con le gang nigeriane Eiye, Black Axe e Vikings. La Dia documenta episodi di sequestro e violenza di stampo mafioso, come quello in cui un cittadino nigeriano è stato rapito e minacciato con un machete da membri di una gang rivale. Tali azioni, secondo gli investigatori, avverrebbero solo con il tacito assenso dei clan campani, a conferma di un equilibrio criminale che supera i confini etnici.
Le infiltrazioni mafiose non risparmiano gli enti locali. Il Consiglio comunale di Calvi Risorta è stato sciolto per infiltrazioni mafiose il 29 luglio 2024, mentre a Sparanise si è insediata una nuova amministrazione dopo due anni di commissariamento. A preoccupare maggiormente è la situazione del capoluogo: l’8 agosto, a Caserta, è stata nominata una Commissione d’indagine ministeriale con il compito di verificare eventuali condizionamenti mafiosi all’interno della macchina amministrativa comunale, fino al recente scioglimento del Consiglio comunale.
L’attività della Dia si è concentrata anche sul fronte economico, con sequestri patrimoniali per oltre 11 milioni di euro. Le operazioni hanno colpito imprese attive nei settori dell’edilizia, del calcestruzzo, dello smaltimento dei rifiuti e del commercio alimentare. In particolare, un imprenditore casertano è finito sotto indagine per aver favorito il clan Zagaria nella distribuzione di prodotti lattiero-caseari, riorganizzando una rete commerciale già colpita in passato da confische. Anche altre aree della provincia registrano una presenza criminale consolidata.
A Marcianise, il clan Belforte mantiene il controllo di un vasto comprensorio, in contrapposizione al gruppo Piccolo-Letizia. Nella zona di Mondragone, Cellole e Sessa Aurunca, operano le famiglie Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca, storicamente legate ai Bidognetti. In alcune zone dell’alto casertano, come Falciano del Massico e Roccamonfina, continua l’attività del clan Esposito, conosciuto come “Muzzoni”.
L’offensiva dello Stato ha colpito duramente anche il traffico di stupefacenti. L’11 gennaio 2024, nel tratto costiero tra Castel Volturno e la zona di confine con il Lazio, i carabinieri hanno sgominato una rete di spaccio composta in larga parte da cittadini africani, che gestivano le piazze di droga con un’organizzazione militarizzata.
L’insieme di questi elementi disegna un panorama complesso: il Casertano è un territorio dove la criminalità organizzata continua a mutare pelle, affiancando alla violenza tradizionale forme più sofisticate di penetrazione economica e sociale. Un mosaico di clan vecchi e nuovi, gruppi stranieri e consorterie imprenditoriali, che impongono il loro dominio su un’area che fatica a liberarsi da una morsa criminale che, nonostante le operazioni di contrasto, appare ancora ben radicata.