Usa, un altro afroamericano disarmato ucciso da poliziotto

di Redazione

 Phoenix. Un nero disarmato è stato ucciso dalla polizia a Phoenix, in Arizona. Il fatto è accaduto martedì sera, ma è stato rivelato solo oggi.

Un poliziotto gli avrebbe sparato due colpi dopo una colluttazione. L’agente lo aveva fermato per sospetto spaccio di droga. Ma Rumain Brisbon, 34 anni, aveva in tasca solo una confezione di pillole.

Anche in questo caso, la polizia locale difende il suo uomo, 7 anni di servizio alle spalle: “Era convinto che Brisbon avesse in tasca un’arma”, dicono le autorità. “Brisban – questa la versione della polizia di Phoenix – era seduto in una Cadillac davanti a un negozio. Degli agenti erano intervenuti per una indagine su un furto ma due testimoni hanno detto agli agenti che qualcuno nella macchina stava vendendo stupefacenti. L’ufficiale ha chiesto all’uomo di alzare le mani ma lui invece le ha mosse in direzione della cintura. L’agente ha estratto l’arma e l’uomo è fuggito verso un appartamento. Ha poi ritenuto che fosse in possesso di un’arma, pur senza mai vederla, e ha sparato due colpi che hanno ucciso Brisbon. L’oggetto che l’agente credeva fosse una pistola era invece una confezione di medicinali”.

Dopo quest’ennesimo episodio, a New York e in altre città americane ci si prepara a una nuova notte di proteste contro il razzismo. Il clima era già incandescente per ilproscioglimentodiDarren Wilson, l’agente che a Ferguson sparò e uccise il giovane afroamericano Michael Brown. E per la decisione delGrand Jury di Staten Island per un altro caso, quello del nero Eric Garner, morto lo scorso luglio a causa della stretta letale praticata al suo collo da un agente bianco. Che, anche questa volta, non affronterà alcun processo. E nelle manifestazioni di protesta sono già state arrestate ben 83 persone.

A New York gli arresti sono scattati per i problemi di ordine pubblico legati alla protesta, ha spiegato un portavoce della polizia. Molti manifestanti, ma divisi in piccoli gruppi, si sono dispiegati in diversi punti della Grande Mela e fino alla tarda notte di mercoledì hanno cercato di danneggiare l’illuminazione del grande albero di Natale al Rockefeller Center, mescolandosi ai turisti a Times Square, bloccando la circolazione sulla West Side Highway, al Lincoln Tunnel, sul ponte di Brooklyn. La polizia è intervenuta in modo massiccio per arginare le loro azioni, anche se non sono stati registrati incidenti di particolare gravità.

Eric Garner, padre di sei bambini sospettato di vendita illegale di sigarette, nel luglio scorso fu bloccato e immobilizzato dagli agenti di una pattuglia, dopo aver resistito all’arresto. Per trascinarlo a terra, uno dei poliziotti lo aveva preso per il collo, pratica vietata agli agenti del Nypd. Obeso e sofferente d’asma, Garner da terra aveva lamentato a più riprese le sue difficoltà di respirazione, poi aveva perso conoscenza.

La morte di Garner era sopraggiunta di lì a poco, con l’intera sequenza filmata da un testimone. Il medico legale che a New York ha esaminato il cadavere aveva concluso che si era trattato di omicidio, essendo il decesso di Garner la conseguenza della pressione subita dal suo collo. Ma l’agente, come detto, non ne risponderà.

Diverso sviluppo sta avendo in South Carolina la vicenda dell’uccisione di un altro afroamericano. Richard Combs nel 2011 era capo della polizia di Eutawville, quando in municipio gli si presentò davanti il 54enne Bernard Bailey per contestare la multa ricevuta da sua figlia per la luce rotta degli indicatori di direzione.

Combs e Bailey finirono col mettersi le mani addosso, una breve zuffa conclusa dai due colpi di pistola esplosi dal capo della polizia contro il pettodel cittadino afroamericano uccidendolo. Il legale di Combs ha affermato che il suo cliente sparò perché temeva per la propria vita. Il procuratore ha invertito l’ordine dei fattori: fu Bailey a essere aggredito. Posizione condivisa dal Grand Jury. A Eutawville vivono 300 persone.

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