Taglio delle Province, Letta ci prova in tre punti

di Antonio Taglialatela
 ROMA. Un testo breve, composto da tre articoli. E’ il disegno di
legge costituzionale per l’abolizione delle province, approvato dal Consiglio
dei ministri.

Il primo articolo annuncia semplicemente l’abolizione delle
province, sostituendo l’articolo 114 della Costituzione: “La Repubblica è
costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato”, eliminando il riferimento
alle province. Il secondo cancella ogni riferimento alla province in tutti gli
altri articoli della Costituzione. Il terzo articolo prevede che ci sia tempo
fino a sei mesi dall’entrata in vigore della norma per l’effettiva soppressione
degli enti.

“E’ un provvedimento essenziale per consentire poi, a valle, per
fare interventi”, ha spiegato Enrico
Letta
nel corso della conferenza stampa che si è svolta al termine del Cdm.
Il ddl costituzionale “rimanda ad una legge che, ovviamente nell’ambito delle
competenze” degli altri enti locali, “ripartirà le funzioni che oggi sono in
capo alle province”, ha spiegato ancora Letta. Il premier ha lanciato un
appello al Parlamento affinché il provvedimento “venga approvato nel più breve
tempo possibile”.Il governo intende comunque “salvaguardare i lavoratori”
delle province e “le funzioni” di questi enti.

Per la fase transitoria il
provvedimento prevede che “in sede di prima applicazione, entro sei mesi dalla
data in entrata in vigore della legge statale” le Regioni “disciplinano con
legge regionale gli enti locali”. Se la Regione non provvede le “Province sono
comunque soppresse e le relative funzioni sono redistribuite”.

Il disegno di
legge arriva dopo la sentenza della Consulta, che ha bocciato il decreto voluto
dal precedente governo Monti,
sostenendo che la materia non poteva essere disciplinata per decreto.

Ma l’Upi –
Unione delle province italiane – chiede polemica: “E il dimezzamento dei
parlamentari quando si farà? Quando si rivedranno gli sprechi causati dal
sovrapporsi delle competenze tra Stato e Regioni che hanno fatto lievitare la
spesa pubblica in questi 10 anni?”. Il presidente dell’Upi, Saitta, attacca l’esecutivo
Letta, sostenendo che “si torna a proporre l’ennesimo provvedimento buono solo
per conquistarsi le pagine dei giornali”, e che si mette in campo “una risposta
rabbiosa contro un giudizio tecnico della Corte Costituzionale che non ha
salvato le Province, ma ha dichiarato incostituzionali norme che lo erano
palesemente”. Per Saitta è “inaccettabile” un provvedimento di questo tipo
tarato solo sulle Province. “Tutto ciò conferma – incalza il leader delle
Province – che la politica non vuole riformarsi”.

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