Un cavo di trazione spezzato alla base e una puleggia praticamente divelta. Sono i due elementi finora emersi dal primo sopralluogo tecnico nell’ambito dell’incidente probatorio sulla tragedia della Funivia del Faito, a Castellamare di Stabia (Napoli), costata la vita, lo scorso 17 aprile, a quattro persone: il conducente Carmine Parlato, le turiste Janan Suliman (israeliana) e Margaret Elaine Winn (britannica) e suo fratello Graeme Derek Winn. Un turista israeliano, fratello di Janan, rimase gravemente ferito.
L’ispezione, disposta dal giudice per le indagini preliminari di Torre Annunziata Luisa Crasta, si è concentrata ieri su due punti chiave dell’impianto: la stazione a valle di Castellammare di Stabia, dove è stato rinvenuto il cavo tranciato, e quella a monte sul Monte Faito, dove la grande ruota che aziona la salita – la puleggia – risulta divelta. Un’anomalia strutturale che potrebbe avere avuto un ruolo decisivo nel collasso della cabina precipitata nel vuoto.
Accertamenti irripetibili e area ancora sotto sequestro – Il sopralluogo ha coinvolto i consulenti nominati dalle parti, affiancati da vigili del fuoco e agenti della Polizia di Stato. Tra i tecnici presenti anche Fabrizio Pellegrino, ingegnere incaricato dalla famiglia Suliman, assistita dall’avvocato Hilarry Sedu. Gli accertamenti, ritenuti irripetibili, sono partiti a un mese esatto dal conferimento dell’incarico e si stanno svolgendo nell’intera area dell’impianto, ancora sotto sequestro. Il tragitto tra le due stazioni, normalmente coperto in circa otto minuti dalle cabine, è stato percorso ieri prima a valle e poi a monte. Oggi, invece, l’attenzione si concentra sul luogo in cui è precipitata la cabina.
Secondo giorno di rilievi, cabina ancora sul posto – Il secondo round di ispezioni, in corso in queste ore, è focalizzato sull’area impervia dove si trova ancora la cabina caduta. I periti, divisi in piccoli gruppi di tre o quattro persone, stanno raggiungendo il sito accompagnati dai vigili del fuoco. L’intera operazione è monitorata da telecamere e da un drone che sta effettuando riprese dall’alto, condivise con i partecipanti. Questa fase è propedeutica alla cristallizzazione della prova, prima della rimozione della cabina, che avverrà probabilmente con l’ausilio di un elicottero. Successivamente, la struttura verrà trasferita in un luogo protetto per ulteriori analisi.
Indagini coordinate da un pool di magistrati, 26 gli indagati – A guidare l’inchiesta è un pool della Procura di Torre Annunziata composto dal procuratore Nunzio Fragliasso, dall’aggiunto Giovanni Cilenti e dai sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio. Gli indagati sono attualmente 26, tra cui l’Ente Autonomo Volturno (Eav), gestore dell’impianto, e alcuni dirigenti, tra cui il presidente Umberto De Gregorio. Le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, sono disastro colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. L’esito degli accertamenti tecnici in corso potrebbe portare a un primo snellimento del fascicolo, con lo stralcio delle posizioni di indagati ritenuti estranei alle responsabilità dirette nel disastro.