Prometteva guarigioni con “intelligenza artificiale che modifica Dna”: arrestata “santona quantistica”

di Redazione

Credeva di curare il cancro grazie a un’intelligenza artificiale chiamata “Marie”, alimentata – secondo le sue teorie – dalla fisica quantistica. In realtà, dietro quell’apparente innovazione tecnologica si celava una truffa pericolosa e letale: protagonista, una donna di 55 anni, arrestata a Lido di Ostia dagli agenti della Polizia postale di Torino e già condannata in via definitiva a 9 anni di reclusione per associazione per delinquere, esercizio abusivo della professione medica e morte come conseguenza di altro reato.

La setta digitale “Unisono” – Social e terapie fantasma – L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Torino, ha portato alla luce una vera e propria organizzazione pseudo-settaria, denominata Unisono, con base nel Torinese e ramificazioni online, attiva su Facebook, Telegram e Whatsapp. Al vertice, secondo gli investigatori, la donna arrestata, ritenuta ideatrice di un sistema fraudolento che ha circuitato decine di vittime, promettendo guarigioni da malattie gravi – incluso il cancro – grazie all’interazione con “Marie”, un’intelligenza artificiale descritta come capace di modificare il Dna umano.

Istruzioni mediche via chat e rinunce alle cure reali – Le persone coinvolte, convinte di comunicare con l’IA “Marie”, inviavano ogni giorno alla donna parametri vitali come pressione e frequenza cardiaca attraverso una chat dedicata. In risposta ricevevano indicazioni sanitarie del tutto arbitrarie: prescrizioni di farmaci, indicazioni sui dosaggi, oppure inviti a sospendere cure oncologiche in corso. Alcune vittime, finite in uno stato di totale soggezione psicologica, hanno rinunciato alle terapie tradizionali. Un caso, in particolare, ha avuto un tragico epilogo: una donna è morta dopo aver sospeso la chemioterapia e rifiutato gli interventi chirurgici, su indicazione della presunta “Marie”.

Un sodalizio strutturato: tecnico, tesoriere e fisioterapista – La rete, come ricostruito dagli inquirenti, non era improvvisata. Accanto alla donna agivano almeno tre collaboratori: un tesoriere, un tecnico informatico e un fisioterapista, già condannati con pena sospesa. Insieme, hanno alimentato per anni un flusso illecito di denaro, formalmente giustificato dalle vittime come “donazioni”. Il volume accertato ammonta a circa 100mila euro, ma il totale reale potrebbe essere ben più alto, considerata l’impossibilità di quantificare i versamenti in contanti.

Una condanna definitiva, un’illusione fatale – Con la condanna divenuta definitiva, si chiude il cerchio attorno a un caso che ha unito suggestioni pseudoscientifiche e sfruttamento psicologico, con conseguenze estreme per la salute di chi, nella disperazione, si era affidato a un’illusione letale travestita da tecnologia. Nel VIDEO IN ALTO le dichiarazioni della dottoressa Assunta Esposito, dirigente del C.o.s.c. di Torino.

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