Renato Pozzetto compie 85 anni tra sorrisi, ricordi e il celebre “Taac”

di Redazione

Renato Pozzetto ha festeggiato i suoi 85 anni circondato dall’affetto di familiari e amici, in un clima discreto ma carico di allegria. Tra gli invitati anche Massimo Boldi, storico compagno di tante commedie di successo che hanno segnato il cinema comico italiano.

L’attore, nato a Milano il 14 luglio 1940 da Armando Pozzetto, originario di Padova, e Clementina Prospero, svizzera di Malvaglia (Canton Ticino), è il terzo di quattro figli. Durante la seconda guerra mondiale la famiglia si trasferì a Gemonio, dove Pozzetto strinse un legame destinato a diventare leggenda: quello con Aurelio Ponzoni, per tutti Cochi. «Siamo nati tutti e due a Milano nello stesso quartiere e, fatalmente, siamo stati sfollati durante la guerra a Gemonio – ricordava Pozzetto nel 2022 al Corriere della Sera –. Nel 1942 una bomba ha colpito il palazzo dove abitavo e sono rimasto senza casa. A Cochi sua mamma aveva comprato una chitarra, suonavamo le canzoni che sentivamo alla radio».

Diplomato all’istituto tecnico “Carlo Cattaneo” di Milano insieme a Enrico Beruschi e proprio a Cochi Ponzoni, Pozzetto tentò per un anno la carriera di geometra prima di scegliere il cabaret e il cinema. Sposato dal 1967 con Brunella Gubler, scomparsa nel 2009, ha avuto due figli: Giacomo e Francesca.

Gli inizi e il successo con Cochi – Nel 1964 formò il duo Cochi e Renato con Ponzoni, esordendo all’Osteria dell’Oca a Milano e poi al Derby Club, tempio del cabaret lombardo. Insieme a Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo, diedero vita al Gruppo Motore. La coppia conquistò il pubblico televisivo con programmi come Quelli della domenica (1968), Il buono e il cattivo (1972) e Canzonissima (1974). Parallelamente, incisero canzoni di successo grazie alla collaborazione con Jannacci, tra cui La gallina, Canzone intelligente e soprattutto E la vita, la vita.

La carriera solista e il cinema – A partire dalla metà degli anni Settanta, Pozzetto intraprese la carriera solista, debuttando al cinema con Per amare Ofelia (1974), dove emerse la sua comicità surreale e straniante. Negli anni Ottanta raggiunse il picco di popolarità con film diventati cult come Il ragazzo di campagna (1984), Mia moglie è una strega, 7 chili in 7 giorni e Un povero ricco, lavorando con grandi nomi come Adriano Celentano, Ornella Muti, Carlo Verdone, Paolo Villaggio e proprio Massimo Boldi. In quegli anni firmò anche la regia di cinque pellicole. Pozzetto ha coltivato la passione per i motori, partecipando al Giro automobilistico d’Italia del 1978, dove vinse la propria categoria insieme a Riccardo Patrese, e alla Parigi-Dakar del 1987, classificandosi quinto tra i camion.

Dagli anni Duemila a oggi – Dal 2000 ha ripreso a esibirsi con Cochi in teatro e televisione. Nel biennio 2009-2010 fu volto della campagna anti-fumo del Ministero della Salute (Il fumo uccide: difenditi!). Nel 2016 portò in scena il cine-cabaret Siccome l’altro è impegnato, un one man show che lo vide protagonista senza Ponzoni. Al Festival di Sanremo 2019 fece un’apparizione a sorpresa con Lo Stato Sociale, intonando E la vita, la vita fuori dall’Ariston. Nel 2021 ha commosso pubblico e critica con il ruolo di Giuseppe Sgarbi nel film Lei mi parla ancora di Pupi Avati, che gli valse una candidatura al David di Donatello.

A 85 anni, Renato Pozzetto resta un simbolo senza tempo della comicità italiana, capace di raccontare con leggerezza e profondità il Paese e i suoi cambiamenti. Anche il celebre “Taac”, nato da un cliente del bar Gattullo che “puntava il dito in faccia”, è diventato un marchio di fabbrica per un artista che ha sempre saputo trasformare la quotidianità in poesia comica.

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