Ucraina, Trump ridisegna strategia Usa: Mosca applaude, Europa si divide

di Redazione

La nuova strategia di sicurezza nazionale varata da Donald Trump, con toni durissimi sull’Europa e il monito alla “reale prospettiva di cancellazione della sua civiltà” se il Vecchio Continente non cambierà rotta, sta ridisegnando il quadro politico della guerra in Ucraina: Mosca applaude, diverse capitali europee si smarcano, mentre Volodymyr Zelensky è a Londra per un vertice cruciale con gli alleati e Washington aumenta la pressione perché Kiev accetti in tempi rapidi un accordo di pace.

Il piano di Trump e l’applauso del Cremlino – Rispondendo alle domande sugli ultimi sviluppi delle trattative, Trump ha rivendicato un contatto diretto con entrambe le parti in guerra: “Stiamo parlando con Putin e con i leader ucraini, incluso Zelensky. Devo dire che sono un po’ deluso che Zelensky non abbia ancora letto la proposta. Credo la Russia sia d’accordo, non sono sicuro che Zelensky sia d’accordo, ai suoi piace”. Al Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov ha salutato con favore le novità contenute nella nuova National Security Strategy: “I cambiamenti adottati sulla strategia per la sicurezza nazionale, che critica duramente l’Europa evocando il rischio di ‘cancellazione della civiltà’, sono coerenti con la visione di Mosca e possono garantire un lavoro costruttivo con gli Usa sulla soluzione ucraina”. Peskov ha ammesso che “ci sono timori che la strategia nazionale degli Stati Uniti possa cambiare con le prossime amministrazioni, ma l’approccio attuale piace alla Russia” e ha aggiunto che il Cremlino “vede la possibilità di ripristinare le relazioni tra Russia e Stati Uniti una volta eliminati gli attuali ‘irritanti’”.

Zelensky a Londra con Starmer, Macron e Merz – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atterrato nel Regno Unito per partecipare a un vertice a Londra con il premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con al centro i negoziati per arrivare a un accordo di pace e le garanzie di sicurezza a Kiev da parte della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”. L’incontro è previsto a Downing Street a partire dalle 12.30 (le 13.30 in Italia). Assente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha però fatto sapere di aver sentito Zelensky e di essere pronta a ospitarlo a Roma nei prossimi giorni.

L’asse angloamericano e il dossier pace – Sul fronte diplomatico, la ministra degli Esteri britannica Yvette Cooper è attesa a Washington per colloqui con il segretario di Stato americano Marco Rubio, concentrati sugli sforzi per porre fine alla guerra. “Il Regno Unito e gli Usa riaffermeranno il loro impegno a raggiungere un accordo di pace”, si legge in una nota del Foreign Office, a conferma di una regia congiunta tra Londra e Washington nel tentativo di chiudere il conflitto.

La pressione di Washington su Kiev e il nodo dei territori – Dietro le quinte, però, la spinta statunitense è sempre più insistente. Secondo un funzionario ucraino, gli Stati Uniti stanno spingendo Kiev ad accettare “più rapidamente” un piano per porre fine alla guerra. La questione territoriale resta “la più problematica” nei colloqui. “Putin – ha spiegato – non vuole stipulare un accordo senza territorio. Quindi stanno cercando qualsiasi opzione per garantire che l’Ucraina ceda il territorio”. La stessa fonte ha aggiunto che “gli americani stanno facendo pressioni, tipo ‘più veloce, più veloce, più veloce’”, mentre l’Ucraina “non può accettare tutto senza definire i dettagli”. Il presidente russo Vladimir Putin, è la linea di Mosca, non sarebbe disposto a firmare alcuna intesa se non prevedesse la cessione di territori nel Donbass.

I colloqui riservati e il ‘lavoro in silenzio’ – Peskov ha insistito sulla necessità di tenere le trattative lontane dai riflettori. “È chiaro che le parti ora comprendono meglio la necessità di lavorare in silenzio. Un simile lavoro non può essere svolto interamente in pubblico. Non è costruttivo. Soprattutto, non produce risultati”. Il portavoce del Cremlino ha definito “un lavoro esauriente” i colloqui svoltisi a Mosca tra Putin e gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner. Successivamente, la delegazione statunitense ha incontrato una squadra ucraina guidata dal capo negoziatore Rustem Umerov. “Ora è importante per noi capire i risultati di questo lavoro”, ha sottolineato Peskov, confermando come Mosca segua passo passo la triangolazione tra Washington e Kiev.

Costa: “Questa strategia non punta a una pace giusta e duratura” – Sul nuovo documento strategico americano, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha espresso forte preoccupazione intervenendo a Parigi all’Istituto Jacques Delors. “Si capisce bene perché la nuova strategia di sicurezza nazionale degli Usa piace alla Russia per quanto dice sull’Ucraina, perché non menziona mai la necessità di arrivare ad una pace ‘giusta e duratura’ tra Mosca e Kiev, ma solo quella di porre fine alle ostilità”. “Quando ascoltiamo i commenti di Mosca su questa strategia – afferma Costa – poiché Mosca afferma di condividere ampiamente la visione degli Stati Uniti sull’Europa, ci poniamo delle domande. E, in effetti, prestiamo molta attenzione alla situazione in Ucraina. Comprendiamo perché Mosca condivida questa visione, perché l’obiettivo di questa strategia non è mai la pace, non è una pace giusta e duratura”. Si tratta solo, aggiunge, di “evitare” la continuazione delle ostilità e di “mantenere relazioni stabili con la Russia. Ovviamente, tutti desiderano una relazione stabile con la Russia. Quasi tutti credevamo di aver già raggiunto una relazione stabile con la Russia prima del 2014. Abbiamo iniziato a sospettarlo nel 2014 con la Crimea, ma dopo il 2022 possiamo ignorare la possibilità di avere una relazione stabile con la Russia. La Russia rimane una minaccia per la nostra sicurezza”.

L’avvertimento di Berlino: “La Russia resta una minaccia” – Dalla Germania arriva un messaggio altrettanto netto. In conferenza stampa, il vice portavoce del governo tedesco Sebastian Hille ha ricordato che la nuova strategia americana “non considera la Russia una minaccia e noi non condividiamo questa valutazione, restando fedeli all’analisi comune della Nato, secondo cui la Russia rappresenta un pericolo e una minaccia per la sicurezza transatlantica”. Hille ha ribadito che “Europa e gli Stati Uniti sono storicamente legati dal punto di vista economico e culturale e rimangono partner stretti” e che “in linea di principio condividiamo l’analisi su molti punti”. Ma Berlino “respinge tuttavia gli accenti critici mossi all’Ue. Le libertà politiche, tra cui il diritto alla libertà di espressione, sono tra i valori fondamentali dell’Unione europea. Consideriamo le accuse in tal senso più ideologiche che strategiche”. Per il governo tedesco, “l’Europa deve mettersi rapidamente in grado di garantire in modo determinante la propria sicurezza. È necessario eliminare le dipendenze unilaterali. Anche dal punto di vista economico, la diversificazione è l’imperativo del momento. Questo è quanto emerge a prima vista da questa strategia”.

Il fronte del Nord: usare i beni russi per finanziare Kiev – A Bruxelles, intanto, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Svezia, Finlandia e Irlanda hanno scritto a Costa e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per chiedere di accelerare sulla proposta di un “prestito di riparazione” a favore di Kiev, finanziato con i saldi di cassa provenienti dai beni russi immobilizzati nell’Ue. “Considerando l’attuale entità e l’urgenza delle esigenze di bilancio e militari dell’Ucraina, sosteniamo con forza la proposta della Commissione di un prestito di riparazione finanziato dai saldi di cassa provenienti dai beni russi immobilizzati nell’Ue”, scrivono i leader del Nord Europa, sottolineando che si tratta della soluzione “più fattibile dal punto di vista finanziario e più realistica dal punto di vista politico”, in linea con “il principio fondamentale del diritto dell’Ucraina al risarcimento dei danni causati dall’aggressione”. “Il tempo è essenziale. Prendendo una decisione sul prestito di riparazione in occasione del Consiglio europeo di dicembre, avremo l’opportunità di mettere l’Ucraina in una posizione più forte per difendersi e in una posizione migliore per negoziare una pace giusta e duratura”, aggiungono, dichiarandosi “pronti a collaborare in modo costruttivo” con le istituzioni europee.

Droni subacquei e flotta comune nel Mare del Nord – Sul versante militare, la Gran Bretagna ha avviato la sperimentazione di una nuova tipologia di droni per la sorveglianza sottomarina nell’ambito del programma Atlantic Bastion contro “le minacce della Russia” in mare. Gli SG-1 Fathom, di fabbricazione tedesca, sono mezzi autonomi in grado di pattugliare fino a tre mesi consecutivi alla ricerca di sommergibili o navi, come riporta la Bbc. Se i test nel Mare del Nord andranno a buon fine, entreranno a far parte degli assetti della Royal Navy, che già dispone di reti di rilevamento basate sull’intelligenza artificiale e del dispiegamento di forze navali e aeree per il pattugliamento. Secondo il ministro della Difesa John Healey, la Gran Bretagna e i suoi alleati nella Nato “devono affrontare una serie di nuove minacce in mare”. L’annuncio arriva dopo l’accordo siglato nei giorni scorsi da Regno Unito e Norvegia per intensificare la cooperazione tra le rispettive marine militari fino alla creazione di una sorta di flotta comune, con un obiettivo chiave: “dare la caccia ai sottomarini russi” nell’Atlantico settentrionale.

Trump, l’Europa e la dottrina America First – Sullo sfondo, resta il contenuto politico della nuova National Security Strategy. Nelle 33 pagine del documento, interamente all’insegna dell’“America First”, il capo della Casa Bianca usa toni duri verso gli storici alleati europei, criticandoli dalle politiche migratorie alla “censura della libertà di parola”, fino alle “aspettative irrealistiche” sulla guerra in Ucraina. È qui che Trump avverte che, se non cambierà rotta, l’Europa rischia la “reale prospettiva di cancellazione della sua civiltà”. Nel mirino finisce anche la Nato, che secondo il presidente americano “non può essere considerata un’alleanza in continua espansione”. Secondo indiscrezioni di Reuters, Trump vorrebbe che l’Europa assumesse il controllo dell’Alleanza a partire dal 2027, ridisegnando equilibri e responsabilità all’interno del pilastro militare occidentale proprio mentre la guerra in Ucraina entra in una fase decisiva di negoziato.

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