Archiviato lo scandalo del gruppo Facebook “Mia Moglie” è il momento del sito Phica.eu, finito nell’occhio del ciclone per aver ospitato migliaia di immagini di donne, spesso rubate da social e profili pubblici, commentate in chiave sessuale e denigratoria. Dopo il clamore, la fuga degli utenti e una petizione che ha superato le 140mila firme, la piattaforma ha annunciato la chiusura definitiva.
Le immagini rubate e il “forum dell’odio” – Foto scattate in contesti del tutto quotidiani, diventavano oggetto di veri e propri thread sessisti, in cui gli utenti pubblicavano immagini estrapolate dal web e dai social per poi attaccarle con frasi volgari e umilianti. Nessuna distinzione: nel mirino finivano volti noti dello spettacolo, influencer, ma anche numerose esponenti politiche, come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la segretaria del Pd Elly Schlein, e ancora Beatrice Lorenzin, Daniela Santanchè, Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Fabiana Dadone, Maria Stella Gelmini (coinvolta anche in un deep fake che la mostrava a seno scoperto), Alessandra Mussolini, Lara Comi, Chiara Appendino, Giulia Sarti, Alessia Morani, Barbara Floridia, Chiara Colosimo e molte altre.
La nota di chiusura – Sulla homepage, al posto dei contenuti, ora compare un comunicato firmato dagli amministratori del sito: “Nonostante gli sforzi, non siamo riusciti a bloccare in tempo tutti quei comportamenti tossici”. Una giustificazione che si accompagna alla decisione di cancellare l’intero archivio. Gli stessi amministratori si difendono ricordando di aver sempre collaborato con le autorità: “In oltre 20 anni abbiamo contribuito a casi importanti, fornendo dati e supporto per assicurare alla giustizia chi commetteva crimini”. La piattaforma era nata, si legge ancora, “come spazio di discussione e condivisione personale”, ma si sarebbe trasformata in qualcosa di ben diverso per colpa, a loro dire, dell’uso scorretto da parte di alcuni utenti. “È successo con Facebook, con Telegram, ed è successo anche qui”.
L’indagine e le denunce – La Polizia postale ha aperto un’inchiesta per identificare i responsabili, sia tra i gestori della piattaforma sia tra gli utenti che hanno caricato o commentato le immagini. Al vaglio anche le modalità con cui le foto sono state trafugate, oltre a una serie di segnalazioni giunte da utenti che lamentavano di dover pagare per poter cancellare i propri account.
La pressione pubblica e le proteste – Alla chiusura hanno contribuito la forte pressione mediatica e le reazioni pubbliche di esponenti del mondo politico e dello spettacolo. Decisiva anche la mobilitazione social, che ha portato alla raccolta di oltre 140mila firme con una petizione che chiedeva la rimozione del sito.