Aversa, “Il Dono” resiste: in centinaia al grido “La Cultura non si sfratta”

di Antonio Taglialatela

Aversa (Caserta) – Centinaia di persone in piazza Santulli, cartelli alzati e un coro netto: «La cultura non si sfratta». Attorno alla libreria sociale “Il Dono”, fondata dal professor Fortunato Allegro, la città ha stretto un abbraccio civile che ha pesato più di qualunque carta: mentre la protesta prendeva forma, il sindaco Francesco Matacena chiedeva al dirigente comunale di revocare l’ordinanza di sgombero, indicando la rotta di un confronto che tenga insieme regole e tutela di un presidio culturale e sociale.

Lo snodo amministrativo – Nei giorni scorsi gli uffici comunali hanno ordinato lo sgombero dei locali al piano terra di Palazzo Gaudioso, contestando la mancata messa in sicurezza: accumulo di libri e suppellettili oltre i limiti ritenuti ordinari, rischio di ostruzione delle vie di fuga, criticità antincendio. L’associazione ha risposto con una diffida dell’avvocato Fabrizio Perla, ritenendo illegittimo il provvedimento e chiedendone il ritiro formale.

Il presidio che dà e ricuce – “Il Dono” non vende soltanto libri: li regala a famiglie in difficoltà, scuole, carceri e parrocchie; salva volumi destinati al macero; costruisce comunità con presentazioni, laboratori, incontri. Un punto di riferimento unico nell’agro aversano, che la piazza ha difeso senza esitazioni.

La piazza – La sera del 13 ottobre, il sit-in ha riempito piazza Santulli. Volontari, studenti, associazioni: una folla che ha chiesto al Comune soluzioni rispettose delle norme e della storia del progetto. Da lì è passato anche il messaggio politico: il dialogo come metodo, la protezione del patrimonio librario come dovere pubblico.

Allegro: “Lamentarsi non basta, serve mobilitazione” – «È un momento importante per la vita del Dono, anche alla luce della richiesta del sindaco di revocare lo sgombero», afferma Allegro. «Questa mobilitazione è una nuova forma di rapporto con l’amministrazione: collaborazione quando c’è un interlocutore valido. Per Aversa è la prova che la lamentela non basta; serve mobilitarsi». Sul clima delle ultime ore: «La notizia della revoca è una vittoria, seppur parziale, che ci tranquillizza rispetto alla paura precedente». Sul tavolo annunciato dal sindaco: «Non chiediamo qualcosa solo per il Dono, ma per tutto il volontariato. Dove il volontariato supplisce alle inefficienze dei poteri pubblici, il compito è fare rete, non esaltare gli individualismi, per capire se davvero c’è un interlocutore credibile». Resta il nodo politico-amministrativo: «Non è chiaro come si sia arrivati allo sgombero. In Comune emergono contrasti tra segretari, dirigenti e consiglieri. Una città si governa con il dialogo e con le forze sane del territorio, e le associazioni lo sono».

L’alternativa è rappresentata dal trasferimento a Palazzo Rebursa, l’ex sede del Liceo Artistico, oggi riqualificata, presenta in piazza Don Diana, accanto al palazzo municipale. Lì, dove anni fa nacque Il Dono, dunque un ritorno alle origini con un progetto già impostato sulla sicurezza e l’idea dell’info point. «Se il Comune vuole la collaborazione del Dono – riflette Allegro – serve un percorso di accompagnamento: da qui, dove non possiamo restare per ragioni di sicurezza, a un’altra sede. Abbiamo individuato Palazzo Rebursa e fatto redigere un progetto con i requisiti richiesti; prevediamo anche un info point, un valore aggiunto per una città che non si candida a capitale della cultura solo sulla carta». Sulla spinta civica, il prof cita Hemingway: «La solidarietà della città e del mondo politico mi fa gioire non per mettere in difficoltà il sindaco, ma perché una comunità che sembrava assopita si è ridestata. Lo spiego spesso ai ragazzi con una pagina di Fiesta di Hemingway: si fallisce “lentamente, lentamente, lentamente, improvvisamente”. Aversa correva questo rischio e lo corre ancora se pensiamo che basti una serata. Serve un confronto continuo, anche critico e forte».

Le opposizioni – Per Mauro Baldascino «c’è stata superficialità e leggerezza. Esiste un problema nell’immobile, ma non si arriva allo sgombero senza concordare una soluzione alternativa con chi custodisce quel patrimonio. Palazzo Rebursa è un’ottima opzione e un ritorno a casa. Il Dono è un bene comune e va tutelato». Per Mario De Michele «si poteva intervenire prima e diversamente. È assurdo che un dirigente firmi un’ordinanza senza che l’amministrazione ne sia informata. Da un anno segnalo in Consiglio un caso analogo sui locali della sala Caianiello, con convenzione scaduta e senza ordinanza di sgombero. O si è agito contro un’associazione invece che un’altra, oppure c’è un cortocircuito tra politica e dirigenza. Servono chiarezza e soluzioni immediate».

Borrelli: “Non bisognava arrivare a tanto” – È intervenuto anche il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli: «Se si fosse trattato di un’organizzazione criminale, ci avrebbero pensato molto di più a sfrattarli; il problema è che fare sociale, fare volontariato, dedicarsi ai più deboli e alla cultura è diventato quasi uno stigma. Per fortuna il sindaco ha cambiato posizione, ma come è possibile che non si sia pensato prima a soluzioni per una realtà che supplisce a tanti deficit della pubblica amministrazione, che addirittura viene colpevolizzata? In una regione con livelli altissimi di disaffezione alla lettura, ogni chiusura di una libreria o di un luogo di aggregazione dove si impara qualcosa è un salto nel baratro. Come fanno a non capirlo questi amministratori? Per fortuna il sindaco sembra essersi ravveduto e ne siamo lieti; onestamente, non si doveva arrivare a una cosa del genere».

Prossime mosse – Dopo l’invito del sindaco alla revoca, la partita si gioca sugli atti: attesa per il ritiro formale del provvedimento, apertura del tavolo con l’associazione, definizione del trasferimento, messa in sicurezza e gestione del patrimonio librario. La mobilitazione ha indicato la direzione: tenere insieme legalità e promozione culturale, trasformando la solidarietà di piazza in una soluzione concreta e rapida. IN ALTO IL VIDEO

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