Era fuggito sull’isola greca di Skiatos, confondendosi tra i turisti dell’Egeo, ma un dettaglio ha tradito la sua fuga: il telefono cellulare. Proprio il tracciamento delle celle ha consentito alla polizia di individuarlo e bloccarlo all’alba di venerdì, a poche ore dalla diffusione della notizia della sua identificazione. L’uomo, un cittadino statunitense, è accusato dell’omicidio di una bambina di sei-otto mesi, trovata morta a Villa Pamphili lo scorso sabato, e sospettato di aver avuto un ruolo anche nella morte della madre della piccola, avvenuta alcuni giorni prima.
L’arrestato – che, come confermato da diverse testimonianze, parla anche italiano – avrebbe vissuto in passato in Italia. Restano però da chiarire i suoi legami reali con le due vittime, anch’esse con passaporto americano. Un aspetto su cui si stanno concentrando gli approfondimenti degli inquirenti.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Antonio Verdi e dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, sono state condotte dalla squadra mobile di Roma. Un lavoro meticoloso che ha permesso di ricostruire una vicenda che, inizialmente, sembrava senza via d’uscita. A fornire una prima chiave di svolta sono state le testimonianze di alcuni frequentatori del parco, che l’8 giugno – il giorno prima del ritrovamento dei corpi – hanno raccontato di aver visto l’uomo con in braccio una neonata, a poche centinaia di metri dal luogo del delitto.
Ulteriori conferme sono arrivate dall’analisi delle immagini delle telecamere installate in alcune mense per persone in difficoltà, dove l’uomo aveva lasciato le proprie generalità. A queste si sono aggiunti i racconti di una dipendente del parco e di alcuni commercianti del mercato di via San Silverio, che ricordano il trio – madre, padre e figlia – per via dei modi aggressivi dell’uomo, che si rivolgeva in inglese alla compagna. Lei appariva intimorita, soprattutto quando l’uomo si avvicinava alla bambina.
Dettagli che, inizialmente, sembravano slegati tra loro ma che, messi insieme, hanno costruito un quadro coerente. A chiudere il cerchio è stata infine una nota di servizio della polizia: nella notte del 20 maggio, una volante era intervenuta a Campo de’ Fiori per una lite in strada. L’uomo, ubriaco, aveva malmenato la donna. L’episodio non ebbe all’epoca conseguenze, ma ora assume un peso determinante nel mosaico investigativo.
Secondo quanto ricostruito, la tragedia si è consumata tra giovedì e venerdì scorsi. La neonata sarebbe stata uccisa con estrema violenza – picchiata e poi soffocata – mentre la madre, una giovane ben curata di circa trent’anni, sarebbe morta giorni prima, forse per cause naturali. Il suo corpo è stato ritrovato avvolto in un telone nero a circa 150 metri di distanza dalla tenda in cui la famiglia aveva trovato rifugio. Un piccolo vestitino rosa, gettato in un cestino del parco, potrebbe ora rivelarsi un elemento chiave: su di esso gli inquirenti sperano di isolare tracce biologiche dell’aggressore.