La parola fine arriva dalla Cassazione e mette un sigillo definitivo su una vicenda che ha attraversato cinque anni di scontro giudiziario e politico. La sesta sezione penale ha confermato l’assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms, respingendo il ricorso presentato dalla procura di Palermo e rendendo irrevocabile il verdetto già pronunciato in primo grado. Poche parole affidate a una dichiarazione diretta: “Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato”, ha commentato il leader della Lega.
Le accuse contestate al vicepresidente del Consiglio e ministro dei Trasporti erano sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, in relazione al blocco dello sbarco dei migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola nell’estate del 2019. I giudici hanno ritenuto infondato il ricorso della procura siciliana, confermando integralmente il giudizio del tribunale di Palermo. Con la pronuncia della Suprema Corte, il procedimento si chiude in via definitiva.
Bongiorno: “Processo che non doveva nemmeno iniziare” – A commentare a caldo la sentenza è stata l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Salvini: “Il termine soddisfazione esprime quello che sento in questo momento. Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare e questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in aula: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della procura, ma ciò che ci interessa è la correttezza dell’operato di Salvini”.
Meloni: “Difendere i confini non è reato” – Dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivato un messaggio di solidarietà e sostegno: “La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo. Esprimiamo la nostra solidarietà e gioia al vicepremier”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: “La notizia che auspicavamo e aspettavamo. Difendere i confini del Paese dall’immigrazione irregolare è un dovere e un chiaro mandato degli italiani. Bene Matteo!”.
Open Arms: “Non è giustizia, è impunità” – Di segno opposto la reazione della ong. Oscar Camps, fondatore di Open Arms, ha parlato di una scelta non giuridica: “Non è una decisione tecnica, è un decisione politica. Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità”. Camps ha poi aggiunto: “Dire che non c’è reato quando un ministro blocca per giorni persone salvate in mare significa legittimare l’uso della sofferenza umana come strumento politico. Quello che è successo oggi è preoccupante per lo stato di diritto. Questo precedente non solo cancella il passato, ma autorizza anche il futuro. Autorizza altri governi a chiudere i porti, a trattenere le persone sulle navi. Noi continueremo in mare, loro continueranno nei palazzi: la Storia giudicherà chi sta dal lato giusto”.

