Israele attacca l’Iran, colpiti siti nucleari e vertici militari: Teheran promette ritorsioni

di Redazione

È scattata all’alba l’operazione Rising Lion, con la quale Israele ha ufficialmente avviato una massiccia offensiva militare contro l’Iran. Più di 200 caccia dell’aeronautica israeliana, guidati da informazioni dettagliate dell’intelligence, hanno bombardato obiettivi strategici nel territorio iraniano, tra cui siti nucleari e basi militari di alto livello. L’attacco, giunto al 616° giorno del conflitto mediorientale che coinvolge anche Hamas, Libano, Siria e Yemen, segna un’escalation senza precedenti nel confronto tra Tel Aviv e Teheran.

A confermare l’entità dell’operazione è stato direttamente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “Abbiamo colpito al cuore il loro programma nucleare e continueremo per tutto il tempo necessario”. Secondo l’esercito israeliano (Idf), l’Iran disporrebbe di materiale sufficiente a costruire almeno 15 ordigni nucleari.

La risposta di Teheran non si è fatta attendere. La Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha parlato di “crimine atroce” e ha promesso ritorsioni durissime: “All’alba di oggi, il regime sionista ha commesso un crimine atroce sul nostro suolo, rivelando la sua natura malvagia colpendo aree residenziali. Ora deve attendersi una severa punizione. Per volontà di Dio, la mano potente delle Forze Armate iraniane non lascerà che ciò resti senza risposta. Diversi nostri comandanti e scienziati sono stati martirizzati nell’attacco. I loro successori proseguiranno immediatamente la loro missione. Con questo crimine, il regime sionista si è segnato un destino amaro e doloroso, e sicuramente lo affronterà”.

Stando a quanto riportato dall’agenzia ufficiale Irna e da altri media statali iraniani, i bombardamenti avrebbero causato almeno cinque morti e una cinquantina di feriti, concentrati in particolare nel quartiere Narmak di Teheran. Tra le vittime, secondo fonti iraniane, figurano personalità di primissimo piano del sistema militare e scientifico della Repubblica Islamica: Hossein Salami, comandante in capo delle Guardie Rivoluzionarie; Gholamali Rashid, comandante del quartier generale di Khatam-al Anbiya; Fereydoon Abbasi, scienziato nucleare ed ex direttore dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica; Mohammad Mahdi Tehranchi, coinvolto direttamente nel programma nucleare militare; Mohammad Bagheri, capo di Stato maggiore delle forze armate, già al centro della pianificazione strategica di Teheran.

Ferito gravemente Ali Shamkhani, consigliere di alto livello della Guida Suprema. L’intelligence israeliana, secondo indiscrezioni, avrebbe condotto alcune delle operazioni mirate tramite agenti sul campo, con azioni riconducibili al Mossad.

Nonostante le dimensioni dell’attacco, Washington ha preso le distanze: “Non siamo coinvolti in questa operazione”, ha dichiarato la Casa Bianca. Il presidente Donald Trump, subito dopo le prime esplosioni, ha convocato una riunione d’emergenza con i membri del suo gabinetto, ribadendo la speranza – seppur in frantumi – di un ritorno al dialogo con l’Iran. Un auspicio smentito però da Teheran, che ha già fatto sapere, tramite l’emittente libanese Al-Mayadeen, la decisione di non partecipare al prossimo round di colloqui con gli Stati Uniti previsto per domenica.

A livello internazionale, cresce la preoccupazione per un possibile allargamento del conflitto. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) ha annunciato di stare monitorando “con estrema attenzione” l’impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e l’intera situazione in Iran, definita “profondamente preoccupante”.

Anche l’Italia segue da vicino l’evolversi della crisi. Secondo fonti di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato per oggi pomeriggio una videoconferenza con i ministri competenti e i vertici dell’intelligence nazionale, in attesa di valutare eventuali ripercussioni sugli equilibri geopolitici e sulla sicurezza internazionale.

Nel frattempo, aerei militari continuano a sorvolare la regione, lasciando presagire che l’operazione Rising Lion sia solo all’inizio. Gli analisti parlano di un’azione destinata a durare settimane. Le ripercussioni, militari e diplomatiche, sono destinate a travalicare i confini del Medio Oriente.

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