Una vicenda giudiziaria intricata, quella che ha travolto un noto commercialista di Teramo, da anni figura di riferimento in complesse procedure concorsuali presso il Tribunale Fallimentare della città. L’11 giugno il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Teramo lo ha condannato a due anni di reclusione, all’esito di un rito abbreviato, per concorso in bancarotta fraudolenta post-fallimentare.
Secondo quanto emerso, il professionista avrebbe agevolato un imprenditore – titolare di una storica distilleria teramana – nella prosecuzione dell’attività, nonostante la dichiarazione di fallimento, consentendogli di distrarre beni aziendali e ricavi per oltre dieci anni, in frode ai creditori. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Teramo sotto la direzione del pubblico ministero Silvia Scamurra, sono iniziate in seguito a una denuncia sporta da rappresentanti legali di una società coinvolta nella procedura d’asta per la vendita dei beni della distilleria. Una denuncia che, col passare delle settimane, si è rivelata completamente falsa.
Stando alla versione iniziale, durante un incontro con i delegati di una società romana specializzata in aste giudiziarie – aggiudicataria temporanea dell’asta telematica – sarebbero state avanzate richieste di denaro per favorire il ritiro dell’offerta o per rivendere successivamente i beni a prezzo maggiorato. Tuttavia, grazie a intercettazioni, pedinamenti elettronici, oltre 50 audizioni e l’analisi di una mole significativa di documenti, è emerso che la denuncia era stata orchestrata ad arte per turbare l’esito della gara e ostacolare l’aggiudicazione alla società romana.
Nonostante questo tentativo, l’asta ha comunque avuto regolare esito, con l’aggiudicazione definitiva dei beni alla società romana. Ma le anomalie non si sono fermate. In fase di consegna, infatti, la società teramana – ancora in possesso dei beni per effetto di un contratto di affitto del ramo d’azienda – ha consegnato solo parte dei beni, dichiarando che i rimanenti erano stati rubati. Una nuova denuncia è stata così depositata contro ignoti. Anche questa, però, si è rivelata falsa, e secondo gli inquirenti i presunti segni del furto erano artefatti.
A seguito delle indagini, il commercialista curatore fallimentare è stato condannato non solo alla pena detentiva, ma anche all’interdizione per dieci anni dall’esercizio di impresa e da incarichi direttivi, nonché al risarcimento integrale dei danni ai creditori costituitisi parte civile. La sua condotta è stata oggetto di segnalazione al presidente del Tribunale, al giudice delegato, all’Ordine dei Dottori Commercialisti e all’Università di Teramo, presso cui svolgeva incarichi di docenza.
Dovranno invece comparire a processo a partire da settembre i conviventi amministratori di fatto delle due società teramane coinvolte, accusati di: turbativa d’asta, per aver cercato di pilotare una prima gara; bancarotta fraudolenta post-fallimentare, per la prosecuzione illegale dell’attività della distilleria fallita e la distrazione di proventi e canoni per oltre 219mila euro; calunnia, per aver falsamente accusato i delegati della società romana; simulazione di reato (per il solo rappresentante legale), per la denuncia del presunto furto mai avvenuto. IN ALTO IL VIDEO