C’è una svolta nelle indagini sulla morte di Carmela Quaranta, la 42enne trovata senza vita la sera di Pasqua nella sua abitazione a Mercato San Severino, nel Salernitano. I carabinieri della locale Compagnia hanno eseguito un decreto di fermo a carico dell’ex compagno della donna, G.S., 56 anni, con l’accusa di omicidio volontario.
Il provvedimento, emesso dalla Procura di Nocera Inferiore, guidata dal procuratore Antonio Centore, è stato notificato all’uomo nella giornata del 19 maggio. Il sospettato, che fino a oggi aveva respinto ogni addebito dichiarandosi estraneo ai fatti, è stato trasferito nel carcere di Salerno.
Decisivi, secondo gli inquirenti, sono stati i riscontri investigativi raccolti sin dalle prime ore successive al ritrovamento del cadavere: una combinazione di elementi tecnici e testimonianze ha delineato un quadro accusatorio definito “grave” dagli investigatori. Le forze dell’ordine hanno infatti ricostruito movimenti e contatti grazie all’analisi dei tabulati telefonici, delle celle di traffico, dei dati Gps e delle immagini registrate da alcune telecamere di sorveglianza poste nei pressi dell’abitazione della vittima. A ciò si aggiunge una serie di testimonianze che, nel complesso, avrebbero consolidato gli indizi di colpevolezza a carico dell’ex compagno.
Gli inquirenti stanno inoltre vagliando la posizione di un amico dell’indagato, sottoposto di recente a una perquisizione: si ipotizza che possa aver avuto un ruolo nell’occultamento di prove o comunque nel tentativo di depistaggio, offrendo un possibile supporto nelle fasi successive al delitto.
Il corpo di Carmela Quaranta era stato rinvenuto il 20 aprile scorso nella camera da letto della sua casa. A dare l’allarme erano state alcune conoscenti, preoccupate per il silenzio insolito della donna e l’assenza di risposte alle chiamate. L’intervento dei Vigili del Fuoco, allertati dai carabinieri, aveva permesso di entrare nell’abitazione e fare la tragica scoperta: la donna giaceva già priva di vita, con segni evidenti sul collo che suggerivano un possibile strangolamento. Mancava inoltre il telefono cellulare della vittima, mai ritrovato.