Il governo israeliano ha approvato all’unanimità un nuovo piano che prevede l’ampliamento delle operazioni militari nella Striscia di Gaza. Una decisione che segna una svolta decisiva nel conflitto in corso, con scenari che includono l’occupazione del territorio, il trasferimento forzato della popolazione verso sud e l’impedimento a Hamas di accedere agli aiuti umanitari. L’esercito, intanto, lancia un monito: un’escalation potrebbe compromettere la sorte degli ostaggi ancora detenuti.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu, in un video diffuso dal suo ufficio stampa, ha confermato che si è ormai alle soglie di una “invasione massiccia”, seguendo le direttive dello Stato maggiore. Il premier ha anche ribadito la volontà di istituire una commissione d’inchiesta sul 7 ottobre, ma solo al termine delle ostilità: «Sarà necessario un esame politico, a partire da me e dal mio staff. Ma dovrà essere una commissione condivisa da tutta l’opinione pubblica», ha dichiarato.
La nuova linea dura adottata da Israele ha subito attirato le critiche dell’Unione europea, che ha espresso “profonda preoccupazione” per una strategia che, secondo Bruxelles, rischia di aumentare “le vittime e le sofferenze del popolo palestinese”. Il portavoce della Commissione per gli Affari esteri, Anouar El Anouni, ha esortato Israele alla “massima moderazione” e chiesto l’immediata revoca del blocco agli aiuti destinati a Gaza.
Anche sul piano interno la tensione è altissima. A Gerusalemme, numerosi manifestanti si sono radunati di fronte al complesso governativo di Kiryat HaMemshala per contestare l’ampliamento dell’offensiva. Secondo quanto riferito dai media locali, ci sarebbero stati momenti di tensione con la polizia, intervenuta per disperdere i cortei.
In parallelo, si alza il livello dello scontro diplomatico. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha accusato Netanyahu di voler trascinare gli Stati Uniti in una crisi regionale, definendo il premier israeliano “sfacciato” nel tentativo di influenzare la politica estera dell’amministrazione Trump nei confronti dell’Iran.
Sul fronte umanitario, Israele ha notificato all’Onu l’intenzione di affidare la distribuzione degli aiuti nella Striscia a società di sicurezza private. È quanto emerge da un memorandum trapelato e visionato da Associated Press. Il piano prevede l’ingresso dei rifornimenti attraverso il valico di Kerem Shalom, con un flusso giornaliero di circa 60 camion. Gli aiuti saranno distribuiti in centri logistici dove, secondo il documento, verranno impiegate tecnologie di riconoscimento facciale per identificare i beneficiari, che riceveranno notifiche via sms.
Tuttavia, le Nazioni Unite hanno preso le distanze dal progetto, giudicandolo incompatibile con i propri principi fondamentali. Diversi operatori umanitari hanno espresso forti riserve, sottolineando che una simile gestione centralizzata obbligherebbe i civili a spostarsi, costringendoli ad abbandonare le proprie abitazioni in una situazione già drammatica.