“Ulivi Nascenti”, l’esordio letterario di Giansalvo Pio Fortunato

di Redazione

Il compito di un titolo, soprattutto se di una raccolta in versi, è sintetizzare contenuti ed intenti di chi scrive. Il volume “Ulivi Nascenti”, scritto dal giovane autore aversano Giansalvo Pio Fortunato, edito da Gruppo Albatros Il Filo, è l’esordio al poetare, il dialogo incantato con l’eco della parola che travalica ogni confine; è il desiderio, seppur umile, di ridonare alla poesia la sacralità e soprattutto l’eterogeneità che l’ha sempre costituita. – continua sotto – 

L’olio, surrogato dell’olivo, è l’unzione del lettore, il crisma colato sul capo di chi si avvicina al vuoto della poesia; perché la poesia è vuoto! Essa, infatti, si districa come i rami dell’ulivo, che ne esemplifica l’ossuta formazione ed il richiamo della simbologia naturale al culto del verbum, e verte all’apice della realtà ed anche oltre. Soprattutto se in una prima raccolta, lo scheletro che la compone è “nascente”, dunque esile, ma dirompente, come di emozione boreata dai minimi spazi lasciati, su carta, dal verso.

“Ulivi nascenti ” è, dunque, il tentativo anacronista di una poesia conducente all’Arcadia, agli innesti poetici d’alta scuola; è il tributo alle donne, mie Muse, che hanno per me squarciato il velo dell’ignoto. “Silenzio. Ed il mondo insillabato muove le sue pruine né più liricità, né l’aurea di mistero tonante, poiché squarciato il vero è il nulla”.

Biografia – Giansalvo Pio Fortunato, originario di San Marcellino (Caserta), nasce il 20 marzo 2002. Dopo aver conseguito il diploma di studi classici, frequenta, per il primo anno e mezzo di corso accademico, la Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università “Federico II” di Napoli, prendendo tuttavia coscienza della sua autentica vocazione: maturare una sensibile e lirica conoscenza delle dinamiche del mondo. Da qui, dunque, matura il trasferimento presso la Facoltà di Filosofia, del medesimo Ateneo, tutt’ora frequentata. – continua sotto – 

L’incontro con la poesia matura gradualmente negli anni: prima l’accenno di piccoli versi in rima baciata, quindi ricerche sugli autori classici e del Novecento italiano; per giungere poi ad una prima vera raccolta ” Ulivi nascenti”, crasi tra il simbolismo e la ricchezza della formazione classica ricevuta e la necessità di un linguaggio idillico, non nello stile quanto negli intenti, per sfuggire alla materializzazione odierna della Parola. La ricerca, dunque, dell’Arcadia perduta e della donna – Vestale è l’estraniarsi dal mondo per raggiungere il sublime, unico viatico verso la purezza intellettuale e dei sentimenti.

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