Aversa, al Liceo “Fermi” presentata l’antologia scolastica “La pagina che non c’era”

di Carla Caputo

Aversa (Caserta) – Un’infinità di mondi possibili. È questo il varco e l’orizzonte che apre “La pagina che non c’era”, volume scritto e curato da tre professori delle scuole superiori, Paolo Trama, Maria Laura VanorioDiana Romagnoli, ed edito dalla prestigiosa casa editrice Zanichelli. – continua sotto –  

L’antologia, divisa in tre volumi e rivolta al biennio della scuola secondaria di secondo grado, è stata presentata mercoledì 9 marzo al Liceo Scientifico “Fermi” di Aversa. Dopo i saluti della dirigente scolastica, professoressa Adriana Mincione, sono seguiti gli interventi dei tre autori e del curatore del capitolo sul viaggio, il professor Paolo Graziano. Per entrare nel vivo del libro, abbiamo rivolto alcune domande al professor Trama.

Come nasce il testo La pagina che non c’era? Perché questo titolo? «Il volume che io e le mie colleghe abbiamo scritto e curato, prende nome dal concorso di scrittura mimetica, organizzato dall’associazione culturale “La pagina che non c’era”, appunto, per gli studenti delle scuole medie e superiori. Durante questo periodo, gli studenti, dopo aver incontrato l’autore al “Festival Scrittori tra i banchi”, scrivono una pagina di uno dei libri in concorso, imitandone lo stile. Le scuole che partecipano al concorso mandano i loro scritti in forma anonima. La giuria seleziona una prima cinquina, all’interno della quale l’autore del romanzo sceglie il vincitore. A fronte di questa esperienza, che ha avuto un notevole e sorprendente riscontro con gli studenti, abbiamo voluto mettere a disposizione di tutte le scuole questo modus operandi affinato negli anni, sistematizzandolo sotto forma di manuale. Inizialmente, c’era l’intenzione di scrivere un libro di scrittura per la scuola che si ispirasse alle attività dell’associazione, poi, da lì, è venuta fuori l’idea di un’antologia che comprendesse comunque una parte didattica attinente alla scrittura mimetica. Questo perché siamo dell’idea che imitare non vuol dire necessariamente spegnare la propria creatività, ma confrontarsi con altri autori, migliorarsi, proprio come degli artigiani».

“L’istruzione può diventare anche educazione” – si è detto alla presentazione. Questa de “La pagina che non c’era” può essere interpretata come educazione alla bellezza e al gusto letterario? «Assolutamente sì. Attraverso la nostra proposta antologica miriamo anche a questo: condurre gli studenti alla scoperta di diversi genere letterari, affinché possano scegliere il loro preferito; acquisendo, ovviamente, gli strumenti adatti per un approccio critico ai diversi tesi che proponiamo e non». – continua sotto –  

Stimolare la creatività. “Le sei regole d’oro della scrittura sono: leggere, leggere, leggere e scrivere, scrivere, scrivere” (Ernest J. Gaines). Il volume dispone di apposite schede per iniziare gli studenti alla cosiddetta “sfida della pagina bianca”. Qual è, attualmente, l’approccio degli studenti alla scrittura? «Nell’era digitale in cui viviamo, i ragazzi sono sempre meno abituati alla lettura e alla scrittura. Il testo, infatti, mira proprio ad avvicinare i ragazzi a questi due universi in costante dialettica, ma estremamente complementari, che sono la lettura e la scrittura. Ogni capitolo del volume contiene un libro-guida di cui sono antologizzate più parti. Ai ragazzi, oltre alle solite domande sulla comprensione tematica e stilistica del testo, noi proponiamo un esercizio di lettura creativa che consiste nel replicare le tecniche usate dall’autore sotto forma di scrittura mimetica. Abbiamo deciso di adottare questo metodo proprio per dimostrare loro che ce la possono fare, che anche loro possono scrivere “alla maniera di”. Inoltre, vogliamo battere il pregiudizio, come ha affermato la professore Vanorio in un’intervista, – duro a morire in italiano come in matematica – che per saper scrivere bene bisogna esserci portati, averci il pallino. Noi vogliamo insegnare ai ragazzi che a scrivere si impara leggendo e scrivendo».

“Un libro scritto da insegnanti per supportare gli insegnanti nel loro lavoro”. Come avete lavorato durante la stesura? Quali esigenze, quali urgenze e didattiche e culturali vi erano a monte? «Noi siamo tutti insegnanti esperti di scrittura per la scuola e in questo senso facciamo anche ricerca didattica. Per quanto riguarda il nostro lavoro, fondamentale è stata anche la redazione della casa editrice. C’è stato un confronto constante non solo tra di noi, ma anche con la Zanichelli. Tra le esigenze a monte, vi è sicuramente la volontà (che tutti e tre abbiamo) almeno di provare a “smuovere le acque” delle antologie in commercio, proponendo ai ragazzi del biennio una lettura della storia della letteratura sotto un nuovo punto di vista, critico ed interdisciplinare. Insomma, l’idea è sempre quella che la letteratura è parte di una semiosfera culturale».

Il volume presenta, altresì, un massiccio apparato multimediale. Perché questa scelta? «Nell’immaginario dei ragazzi c’è tanta presenza di immagini e video. L’idea è sempre quella di partire dal loro immaginario. Infatti, in ogni capitolo, prima dei fissi “incontro con il libro” e le “corrispondenze”, vi è una prima parte dedicata all’immaginario dei ragazzi. Partiamo sempre da qualcosa che attiri la loro attenzione, per poi portarli in un universo un po’ distante. Dunque, la parte multimediale serve sì a uno scopo didattico, ma soprattutto ad attirare la loro attenzione». – continua sotto –  

La pagina che non c’era sembra essere un testo-manifesto di un cambiamento e nell’ambito e, direi, dell’ambito scolastico. Dunque, sorge spontanea la domanda: in che direzione sta andando oggi la scuola? «Speriamo che lo sia. Abbiamo provato ad innovare un po’. Tutti e tre non siamo d’accordo sulla costante geremia che etichetta i giovani studenti di oggi come svogliati. Le vere lacune dei ragazzi riguardano la scrittura, ma non sono poco intelligenti. La scuola deve essere induttiva e non soffrire di nostalgia del tempo che è stato. Abbiamo fiducia nei ragazzi, dobbiamo avvicinarli e non farli sentire a disagio dinanzi a cose che non si fanno più come prima, come appunto scrivere e leggere».

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