Camorra nel Sud Pontino, sgominati due gruppi derivati dal clan Mendico-Ricciardi: 19 arresti

di Redazione

In provincia di Latina, tra i comuni di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e limitrofi, circa 200 carabinieri del comando provinciale, con l’ausilio di elicotteristi e di unità cinofile dell’Arma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 soggetti (18 in carcere e uno agli arresti domiciliari), indagati, a diverso titolo, per associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi comuni da sparo, estorsione, rapina, danneggiamento ed incendio, tutti delitti aggravati dal metodo mafioso. – continua sotto – 

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, riguarda l’attività di un’associazione di tipo mafioso, operante nel sud Pontino – in particolare tra Castelforte e Santi Cosma e Damiano, al confine con la provincia di Caserta –  capeggiata da Antonio Antinozzi il quale, a seguito di scissione da analogo sodalizio (clan “Mendico-Riccardi”), aveva costituito un gruppo autoctono strutturato su base familiare che, avvalendosi di metodi violenti e intimidazioni, mediante l’uso di armi ed ordigni esplosivi, aveva ingenerato un clima di assoggettamento ed omertà tra la popolazione. – continua sotto – 

Accertata, inoltre, l’esistenza di due associazioni dedite al narcotraffico, gestite rispettivamente dalla famiglia Mendico, i fratelli Ettore e Maurizio e dalla famiglia Antinozzi, Antonio ed il figlio Decoroso. L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Latina e dalla compagnia di Formia, denominata “Anni 2000”, è partita nel dicembre del 2015 e si è conclusa nel gennaio del 2020. La maggior parte dei destinatari della misura cautelare, tutti residenti a Santi Cosma e Damiano, ad eccezione di uno attualmente domiciliato a Monaco di Baviera (Germania), già nel 2007 erano stati riconosciuti come appartenenti al clan “Mendico-Riccardi”, la cui esistenza era stata accertata dalla Corte di Assise di Latina a seguito di un’indagine (denominata “Anni 90”), sempre condotta dal nucleo investigativo provinciale. – continua sotto – 

La relativa sentenza, emessa il 17 luglio 2009, confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma il 15 ottobre 2010 e ribadita dalla Cassazione nel 2012, aveva riconosciuto l’esistenza fino al 2001, sul territorio della provincia di Latina, di una organizzazione di stampo mafioso, collegata alla più vasta organizzazione criminale del “clan dei casalesi”, promossa diretta ed organizzata da Ettore Mendico e Orlandino Riccardi e a cui apparteneva, quale partecipe, tra gli altri, Antonio Antinozzi. Tale associazione di stampo camorristico, avvalendosi della forza di intimidazione derivante anche dal legame con l’organizzazione di origine, aveva acquisito la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali ed il controllo dei comuni di Santi Cosma e Damiano e Castelforte, attraverso il ricorso all’uso delle armi al fine di arginare organizzazioni criminose rivali. – continua sotto – 

A partire dall’anno 2013, a seguito della scarcerazione dei componenti del sodalizio criminale Mendico-Riccardi, si assisteva nel sud-pontino ad una recrudescenza di episodi di matrice camorristica. Emblematici erano alcuni episodi: l’esplosione di due colpi di fucile contro il portone dell’imprenditore Enrico Giuliano avvenuta il 31 agosto 2014; l’incendio occorso il 26 agosto 2014 ad un deposito dell’imprenditore Francesco Cifonelli; l’esplosione, il 17 ottobre 2014, di colpi di arma da fuoco verso l’abitazione dei coniugi Antonio Giuliano ed Maria Assunta Ambroselli, genitori di Enrico Giuliano; l’esplosione, il 6 giugno 2015, di un colpo di arma da fuoco all’ingresso dell’hotel Terme Nuova Suio; l’esplosione, il 13 luglio 2015, di due colpi di fucile contro la serranda delle onoranze funebri “La Primula” di Francesco Cifonelli; le minacce subite il 13 luglio 2015 da Domenico Ciavolella, titolare di una impresa funebre; il tentativo di estorsione, avvenuto il 2 novembre 2015, alla ditta Cofis di Roma che stava svolgendo dei lavori di ristrutturazione presso una scuola di Castelforte. – continua sotto – 

La concomitanza di questi episodi aventi una chiara matrice mafiosa e la remissione in libertà degli esponenti del clan Riccardi-Mendico induceva a ritenere una riorganizzazione del sodalizio criminale, motivo per il quale venivano avviate le indagini all’esito delle quali venivano individuati due diversi gruppi criminali. Il primo facente capo a Antonio Antinozzi, alias “trippetta”, il quale, staccatosi dal clan Riccardi-Mendico di cui era partecipe, costituisce un’autonoma associazione di stampo mafioso strutturata su base familiare ed una propria associazione a delinquere operante nel traffico di stupefacenti del tipo cocaina e hashish. Tale sodalizio camorristico, di cui sono stati accertati collegamenti con il clan “Parisi” di Bari per la gestione delle sale slot, era dedito principalmente alle estorsioni e agli attentati incendiari o agli atti intimidatori posti in essere per indurre i titolari delle attività commerciali presenti a Castelforte e Santi Cosma e Damiano alla corresponsione di somme di denaro all’organizzazione (nel corso delle intercettazioni Antonio Antinozzi si lamenta del fatto che, mentre in passato gli imprenditori si rivolgevano direttamente al clan camorristico per la cosiddetta “messa a posto”, ora invece l’organizzazione era costretta a porre in essere attentati incendiari per ottenere le somme di denaro). – continua sotto – 

Un secondo gruppo era riconducibile a Ettore Mendico, dedito esclusivamente allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana. Le motivazioni della scissione dei due sodalizi, originariamente appartenenti allo stesso gruppo, erano da ricondurre alla relazione sentimentale, aspramente criticata perché in violazione al codice d’onore delle organizzazioni criminali, fra Maria Rosa Falso (moglie di Giuseppe Viccaro, nipote di Antinozzi Antonio) con Antonio Mendico (cugino di Ettore Mendico, capo dell’omonimo clan).

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