Libia, liberi i due ostaggi italiani. Piano e Failla usati come “scudo” dall’Isis

di Stefania Arpaia

Tripoli – Due italiani, dipendenti di una società di costruzioni, rapiti lo scorso luglio insieme ad altri 2 colleghi sono stati uccisi in Libia. 

La notizia è stata confermata dalla Farnesina, secondo cui le vittime sono morte alla periferia di Sabrata, a ovest di Tripoli. Si tratta di Fausto Piano e Salvatore Failla, lavoratori della “Bonatti”. Secondo fonti locali, i connazionali sono stati uccisi durante un trasferimento, quando forze di sicurezza libiche hanno attaccato il convoglio sul quale si trovavano uccidendo tutti i passeggeri, compresi sette presunti miliziani, per lo più di nazionalità tunisina.

“Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni ‘Bonatti’, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla”.

“Sono stati usati come scudi umani” dagli jihadisti dell’Isis ha riferito un testimone libico. Nell’attacco è rimasta uccisa anche un donna ed è stato ferito un bambino. I corpi delle vittime sono stati recuperati dai miliziani e i familiari sono stati informati dell’accaduto. 

Graziano Delrio: “Siamo stati informati dalla Farnesina. Sono in corso verifiche e accertamenti”. Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla erano stati rapiti il 20 luglio 2015 mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni. 

Secondo alcune fonti, non confermate, negli scorsi mesi i rapitori avrebbero contattato le famiglie delle vittime per contrattare le condizioni della loro liberazione.Fino alle informazioni filtrate pochi giorni fa i quattro operai della Bonatti non si trovavano in mano a militanti Isis. Lo si apprende da fonti di intelligence. Altre fonti invece riferiscono che i quattro, dopo il rapimento, erano tenuti in ostaggio separatamente.

Liberi gli altri due colleghi rapiti, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. La notizia della liberazione è stata diffusa venerdì mattina e confermata dai familiari. “Non abbiamo ancora avuto la conferma ufficiale e stiamo aspettando con trepidazione di sapere che anche mio padre è stato liberato – ha dichiarato Gianluigi Calcagno, figlio di Filippo – Sappiamo che alcuni siti hanno dato la notizia e anche la foto di mio padre insieme a Gino Pollicardo ma nessuno ci ha ancora confermato la liberazione”. “E’ arrivata la notizia anche a me, ma devo ancora confermarla con l’intelligence – ha detto il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi – Avevamo sempre detto che l’importante era riportarli a casa vivi”.

Intanto, la moglie di Pollicardo, Ema Orellana, in lacrime ha raccontato di aver parlato al telefono con il marito. 

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