Foley, a luglio falli’ un blitz per liberarlo. I suoi boia chiamati ‘Beatles’

di Redazione

James Foley Baghdad. La rivelazione arriva direttamente dal Pentagono: all’inizio dello scorsoluglio le forze speciali americane, con un blitz autorizzato direttamente dal presidenteBarack Obama, tentarono di liberare il giornalista James Foley e altri ostaggi americani detenuti in Siria dagli jihadisti dell’Isis.

Ma l’operazione non andò a buon fine perché gli ostaggi non erano nel luogo in cui il commando aveva fatto irruzione. La notizia è stata diffusadall’ammiraglio John Kirby, portavoce del dipartimento della Difesa, poche ore dopo il discorso in cui Obama ha duramente condannato l’esecuzione del giornalista americano da parte dei miliziani dell’Isis. “Per loro non c’è posto nel 21esimo secolo”, ha detto il presidente Usa.

Un soldato Usa rimase ferito. Il Washington Post, citando in forma anonima alti funzionari dell’amministrazione,aggiunge cheall’operazione avevano partecipato decine di militari delle forze speciali, di quasi ogni arma, ed uno di loroera rimasto ferito nel corso di una feroce battaglia con i miliziani dell’Isis. Altre fonti di stampa riferiscono che il blitz sarebbe scattato il quattro luglio e che almeno cinque miliziani sarebbero rimasti uccisi.

Il boia di Foley cittadino britannico. Si rafforza, inoltre, sempre più l’ipotesi che il boia di Foley sia un cittadino britannico e che faccia parte di un gruppo più ampio di inglesi che si sono uniti alla jihad. Secondo un’ex ostaggio, citato dal Guardian, si tratterebbe di una cellula formata da tre cittadini inglesi, che agirebbero in Siria, a Raqqa in particolare, principalmente come carcerieri di ostaggi stranieri.

Il trio “Beatles”. Secondo la descrizione fornita dall’ex ostaggio l’esecutore dell’omicidio di Foley con l’accento inglese potrebbe essere proprio uno di loro, forse il leader del gruppo. Potrebbe trattarsi di uno dei principali negoziatori per il rilascio di 11 ostaggi islamici consegnati alle autorità turche qualche mese fa, sottolinea ancora il Guardian. Secondo quanto raccontato al giornale dall’ex ostaggio, rimasto per un anno nelle mani dei sequestratori a Raqqa, l’individuo britannico in questione sarebbe intelligente, istruito e seguace devoto dell’Islam radicale. I tre sarebbero di nazionalità britannica e per questo chiamati “i Beatles”, secondo l’ex ostaggio.

“Due italiane in mano ai jihadisti”.Intanto, il quotidiano britannico Guardian rivela che altri occidentali, tra cui anche due italiane, sono in mano all’esercito jihadista, insieme aun danese e un giapponese. I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri ostaggio dei militanti islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari. Dopo il sequestro sono stati trasferiti a Raqqa, la roccaforte Isis nel nord della Siria. Il Guardian non cita fonti e non fa i nomi dei sequestrati: non c’è modo, dunque, di sapere con certezza se le due italiane siano Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le volontarie scomparse alla fin di luglio nell’area di Aleppo. Il quotidiano britannico osserva che i rapimenti si sono dimostrati un “buon business” per i militanti islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi, tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli, sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio un riscatto.

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