“Il clan dei camorristi”, polemica sui riferimenti ad Aversa nella fiction

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Si chiama “Il clan dei camorristi” la fiction che sta andando in onda su Canale 5, in prima serata.

Una fiction ben fatta, che, sebbene in maniera romanzata, ripercorre le tappe dell’ascesa del clan dei “casalesi” con il superboss Francesco “Sandokan” Schiavone che, in questo rifacimento televisivo viene chiamato, quasi scopertamente, “’o malese”. Un lavoro ben congegnato che parte dal tentativo di supportare i cutoliani con l’ingresso nel mondo del calcestruzzo durante il dopo terremoto del 1980 fino a giungere ai giorni nostri. Ben venga una fiction di questo tipo, soprattutto se serve a far conoscere al grande pubblico la ferocia e la crudeltà del clan dei casalesi. Ma i suoi autori sono andati un “po’” oltre localizzando la storia in un paese che, guarda caso, si chiama Castello di Aversa. E non solo, il quotidiano di riferimento della camorra si chiama “L’Aversano”. Quel nome “Castello di Aversa” risuona decine e decine di volte nel corso della fiction, così come tante volte viene inquadrato quel giornale con la testata che è un chiaro riferimento alla nostra città.

Due episodi che si ripetono a raffica, che fanno passare Aversa dinanzi al grande pubblico televisivo come la terra di camorra per antonomasia. Da qui le prese di posizione di chi queste terre rappresenta o ci lavora. Per Valerio Taglione, già referente provinciale di Libera e responsabile del Comitato Don Peppe Diana è chiaro: “E’ una polemica che non mi appassiona più di tanto. Mi fa quasi sorridere. Quando la fiction era in ripresa riuscimmo a far cambiare il nome da Clan dei Casalesi in Clan dei Camorristi. Mi dispiace che Aversa sia accomunata alla camorra, ma queste affermazioni non hanno bisogno solo dello sdegno degli aversani, di risposte fatte di azioni concrete, azioni di riscatto come quelle che noi come comitato aiutiamo per fare in modo che questo territorio da terra di camorra si trasformi sempre più in Terre di don Peppe Diana. Abbiamo bisogno di costruire percorsi e modalità nuove per uscire da questa situazione”.

“E’ una generalizzazione stupida – afferma il senatore aversano del Pdl Pasquale Giuliano che è stato anche magistrato – che offende gli stessi autori e non rende giustizia ad un territorio come quello aversano che, al di là del fenomeno che in questi anni è stato combattuto, ha sempre dato al Paese lustro, operosità e benessere. Se avessero avuto buon gusto, intelligenza e fantasia avrebbero sicuramente operato scelte diverse”.

Sul piede di guerra il sindaco di Aversa Giuseppe Sagliocco che ha annunziato di aver dato incarico alla segretaria comunale di studiare l’iter per chiedere il sequestro del programma ed eventuali risarcimenti per il danno di immagine ricevuto. “Mettere in scena con quelle modalità l’ascesa dei Casalesi – afferma il primo cittadino – rischia di enfatizzarle. Il nostro territorio è sano anche se il fenomeno esiste, non possiamo inchinarci alle generalizzazioni. Legalità e trasparenza tramutati in azioni. Aversa e l’Agro sono fatti da persone perbene. Nel passato c’è stata in alcune parti l’assenza dello Stato, ma oggi sta riprendendo il controllo del territorio. Prefettura e questura sono impegnati a fondo non solo per i roghi o la criminalità, ma per un controllo reale del territorio”.

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