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E’ morto Solzhenitsyn: fu il primo a raccontare l’orrore dei Gulag
MOSCA. Fu il primo a raccontare gli orrori dei gulag, lequivalente sovietico dei campi di sterminio nazisti, dove lallora Urss imprigionava gli oppositori politici.
Alexander Solzhenitsyn
, scrittore e premio Nobel, è morto nella sua casa di Mosca all’età di 89 anni, stroncato da un infarto. Nonostante fosse malato da tempo, continuava ad occuparsi delle sue opere, unedizione completa delle quali è uscita in Russia proprio nei mesi scorsi. Nel 1974 era stato privato della cittadinanza sovietica ed espulso dallUrss, andando a vivere in Germania, Svizzera e, infine, negli Stati Uniti. Dopo il crollo dellUnione Sovietica, nel 1994 era tornato in Russia, dove comunque non è stato mai apprezzato come invece in Occidente. Il suo primo romanzo breve, Una giornata di Ivan Denisovic che comparve nel 1961 sulla rivista Novyj Mir, fu un evento politico ma insieme letterario di straordinario rilievo. Momento fondamentale della sua fortuna insieme a Arcipelago Gulag, due opere attraverso le quali ha raccontato in modo esplicito, con i dettagli crudi della vita quotidiana, la realtà di campi di concentramento staliniani che dal 1930 al 1960 (data ufficiale di soppressione dei gulag) provocarono oltre 3 milioni di morti, anche se le cifre sono ancora oggetto di studio. Quei campi dove lo stesso scrittore fu recluso per oltre 10 anni a partire dal 1945, reo di aver alluso in modo improprio a Stalin in una sua lettera. Fu poi riabilitato, ma la sua battaglia contro il silenzio che copriva i crimini del regime continuò con i romanzi Divisione Cancro (1967) e Il primo cerchio (1969), pubblicati soltanto in Occidente e che gli valsero nel 1970 il premio Nobel per la letteratura. Nelle sue ultime opere, Solzhenitsyn era tornato a criticare il potere dei nuovi oligarchi e la decadenza della Russia contemporanea. Nel 2000 si incontrò con il presidente Vladimir Putin, segno di parziale riconciliazione con il suo paese.
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