“Ridateci la Posta centrale di via Vittorio Emanuele”

di Antonio Arduino

La vecchia sede delle Poste in via Vittorio EmanueleAVERSA. Che fine ha fatto l’ufficio postale di via Vittorio Emanuele? Ridatecelo! E’ la domanda che Nicola Di Ronza rivolge a sindaco e giunta.

E lo fa a nome di tantissimi cittadini aversani stanchi di dovere arrangiarsi, utilizzando gli uffici dei comuni limitrofi dove è più semplice, più comodo e meno faticoso effettuare una normalissima raccomandata. “Possibile –si chiede Nicola – che una città come Capua debba avere ben sei uffici postali mentre Aversa che pretende di diventare capoluogo di provincia debba accontentarsi di averne due e mezzo”. Si, proprio due e mezzo, perché il terzo, quello di viale Europa, vale metà per gli aversani dato che per collocazione è l’ufficio postale di scelta per i residenti di Casaluce, San Macellino e Teverola. Di conseguenza è sempre affollatissimo, anche nell’orario di apertura pomeridiana. Eppure le Poste Italiane, diventate un Spa, pretendono di fare concorrenza alle banche. Ma come pensano di potervi riuscire se gli uffici postali di Aversa da oltre trent’anni non crescono di numero. Nel 1971 con 47.332 abitanti ce ne erano tre come le banche. Nel 2008, con circa 58000 abitanti censiti, le banche tra centrali, filiali e mini sportelli sono passate a venticinque, gli uffici postali a… due e mezzo. Vale a dire che per le Poste Italiane la popolazione di Aversa in ventisette anni non è cresciuta per niente. Anzi si è ridotta di numero se il numero degli uffici postali viene calcolato sulla base degli abitanti di una città. E allora succede che gli uffici postali abbiano fisiologicamente ridotte anche le capacità ricettive, creando problemi sempre più grossi all’utenza. “L’esempio lampante – ricorda Di Ronza – è proprio l’ufficio postale centrale trasferito da via Vittorio Emanuele a viale Europa”. Un trasferimento voluto per consentire la ristrutturazione e bonificare dall’amianto l’edificio che lo ospitava, di proprietà dell’ente postale. Trasferito in viale Europa l’ufficio si è dimostrato immediatamente inadeguato alle necessità e le cose sono andate sempre peggio. Non che in via Emanuele le cose andassero granché meglio ma almeno, nella vecchia sede, per sopportare l’attesa, l’utenza disponeva di un bel numero di sedie. In viale Europa non solo le sedie scarseggiano ma non c’è spazio nemmeno per aspettare stano in piedi. “E allora – riprende Di Ronza – perché l’ufficio di via Emanuele che era quello centrale di Aversa non riapre i battenti? E perché dopo oltre tre anni dalla chiusura non sono ancora partiti i lavori che, per contratto, dovevano essere conclusi in sei mesi dall’avvio?”. Chi deve risolvere il rebus. Possibile che sindaco e giunta si disinteressino della cosa pur avendo il vecchio ufficio a un tiro di schioppo dal Municipio. Nella casa comunale è impossibile che non arrivi l’olezzo emanato dai rifiuti in decomposizione depositati nello spazio antistante l’ingresso dell’ufficio postale anche nei (pochi) periodi al di fuori della grave emergenza? “Forse – conlcude Di Ronza – a nessuno interessano veramente i problemi spiccioli dei cittadini”.

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