Rifiuti: a quando la differenziata?

di Redazione

Rifiuti al Parco ArgoAVERSA. Rifiuti, sempre rifiuti ed ancora rifiuti. La Campania in toto e l’agro aversano in particolare soffrono di una crisi oramai interminabile. Crescono le petizioni popolari per la salvaguardia del bene pubblico, e crescono spaventosamente i casi di tumore registrati tra la cittadinanza.

Solo ieri la notizia che gli enti turistici campani hanno chiesto alla Regione di stipulare un’assicurazione speciale che tuteli i turisti, fortemente in calo, dall’emergenza rifiuti e dall’emergenza scippi. Palliativi che servono solo a creare aspettative, poi deluse tra la gente. Ma il caro mondezza passa anche da tanti piccoli e significativi comportamenti. Prendiamo l’esempio di Aversa. Nel cuore amministrativo della città, il Parco Argo, tra via Michelangelo e via Botticelli, da settimane troneggia un cumulo di immondizia da guinness dei primati. L’ampia gamma di materiale che si intravede spazia dal materasso al frigo portatile, passando per l’immancabile odore di pesce marcio che indissolubilmente si lega a quello di percolato. Insomma, un’aria irrespirabile satura di elementi cancerogeni. Ma Aversa non era città pilota della differenziata che, stando all’opuscolo distribuito prima delle elezioni amministrative dal centrodestra, doveva raggiungere il 60% della raccolta come obiettivo primario? Ad onor di cronaca, un tiepido tentativo di istituire la raccolta porta a porta c’è stato due anni fa, quando il sindaco Ciaramella era presidente del consorzio GeoEco. Tentativo fiinito però in maniera misteriosa. Furono tolti i bidoni grossi per i rifiuti per fare spazio a quelli piccoli per il secco, l’umido, la plastica ed il vetro, e un giorno alla settimana in prossimità del Palazzetto dello Sport si distribuivano pure i sacchetti per meglio istruire la neo raccolta. Poi con i problemi legati alle discariche tutto è terminato. Ma una cosa c’è sempre: quei piccoli contenitori bianchi che oggi fanno le veci dei tradizionali bidoni. Fanno le veci si, ma non contengono niente e la maggior parte delle volte sono pieni già dalla mattina. Ecco, quindi, i cumuli che crescono ai lati della strada. E se non si raccolgono in tempo? Inesorabilmente formano le cataste prima descritte. Una soluzione va cercata forse nell’eventualità di riprendere, e stavolta seriamente, il discorso della differenziata con un controllo maggiore da parte del GeoEco, anche migliorando, e di molto, il sistema di raccolta dei rifiuti speciali. Oggi non basta chiamare il numero verde per il ritiro gratuito del vecchio frigorifero o della vecchia lavatrice, nessuno ascolterà quella telefonata.

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