Portico di Caserta, imprenditore perseguitato per mesi: 46enne a giudizio per stalking

di Redazione

Una sequenza di appostamenti, telefonate, danneggiamenti e intimidazioni. È il quadro che la procura di Santa Maria Capua Vetere ha contestato a Gerardo Ciavattone, 46 anni, originario di Benevento e residente da tempo a Portico di Caserta, per il quale è stato disposto il rinvio a giudizio. La richiesta avanzata dal pubblico ministero è stata accolta dal giudice del tribunale sammaritano Pasqualina Maria Gaudiano, aprendo la strada a un processo dai contorni pesanti.

Le accuse – Secondo l’imputazione, Ciavattone dovrà rispondere di stalking e atti persecutori ai danni di N.P., noto imprenditore di Portico. Il 46enne, stando alle accuse, avrebbe iniziato la sua condotta nel novembre 2024, dopo essere stato allontanato dall’abitazione della vittima, che in passato lo aveva ospitato offrendogli aiuto in cambio di piccole mansioni domestiche. Una volta estromesso dall’appartamento, l’imputato avrebbe trasformato quel legame di fiducia in un’ossessione, provocando nella presunta vittima uno stato d’ansia, paura e un cambiamento radicale delle abitudini quotidiane.

La denuncia dei fatti – Tra gli episodi contestati figura la notte in cui Ciavattone si sarebbe presentato davanti alla casa dell’imprenditore colpendo ripetutamente il cancello. Stessa scena, secondo gli atti, si sarebbe ripetuta alle ore 2 del mattino successivo. Dalle molestie fisiche si sarebbe poi passati alle telefonate: decine e decine di contatti sull’utenza del commerciante, fino a costringerlo a cambiare numero, e continui passaggi in auto davanti alla sua abitazione, arrivando persino a sostare davanti all’ingresso.

L’escalation – Agli inizi di gennaio, al mercato di Curti, Ciavattone avrebbe aperto il veicolo dell’imprenditore e prelevato dei documenti dall’interno. Nella stessa giornata, dopo circa cinquanta chiamate, sarebbe entrato in scena anche un gesto violento: l’auto di N.P., parcheggiata a Portico di Caserta, sarebbe stata colpita con una mazza da baseball, mandando in frantumi i fanali posteriori.

Minacce al figlio – La condotta contestata non si sarebbe fermata al solo imprenditore. Il figlio, N.M., anch’egli imprenditore, sarebbe stato preso di mira con continue telefonate moleste e, in un episodio riportato negli atti, minacciato con un’arma puntata nella sua direzione.

Le parti civili – I due imprenditori si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Gaetano e Raffaele Crisileo. Ora il processo dovrà accertare la responsabilità dell’imputato e valutare le contestazioni del pubblico ministero, che ha ricostruito una serie di condotte definite “reiterate e persecutorie”.

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