Gricignano (Caserta) – Un doppio ricorso per difendere la linea della “zona satura” e chiedere maggiore rigore nelle valutazioni ambientali sull’operato delle aziende situate nell’area industriale operanti nel trattamento dei rifiuti. Il Comune di Gricignano di Aversa ha impugnato dinanzi al Tar Campania due provvedimenti della Regione Campania: l’autorizzazione unica rilasciata a Labedo per un nuovo impianto di recupero tessili e l’esclusione dalla Valutazione di impatto ambientale concessa a Progest per l’ottenimento di nuovi codici Eer.
La “zona satura” – La decisione è stata assunta dalla giunta – su indicazione del sindaco Vittorio Lettieri e dell’assessore all’Ambiente Francesca Tessitore – che ha conferito l’incarico per entrambi i ricorsi all’avvocato Fabrizio Perla, che già sta curando la battaglia giudiziaria contro il biodigestore, rivendicando il percorso della “saturazione” da opifici dediti alla lavorazione dei rifiuti. In tal senso, il Comune ha approvato una variante al Prg e sollecitato la Provincia di Caserta ad avviare, lo scorso aprile, l’iter per la dichiarazione di “zona satura” dell’area industriale di “Aversa Nord”, comprendente i territori di Gricignano, Carinaro e Teverola. L’atto provinciale ha disposto la redazione di un piano per individuare le aree non idonee alla localizzazione di nuovi impianti, nell’ottica di una svolta nella battaglia per la tutela ambientale e sanitaria condotta da enti locali e cittadini.
Il caso Labedo – Il ricorso chiede l’annullamento del decreto dirigenziale numero 104 del 9 giugno 2025, con cui la Regione ha rilasciato l’Autorizzazione Unica per la realizzazione e gestione di un impianto di messa in riserva e recupero di rifiuti tessili non pericolosi in viale delle industrie. Il Comune contesta, in primo luogo, la violazione del principio di compatibilità urbanistica, ricordando che il territorio è già dichiarato “saturo” da nuovi insediamenti e ampliamenti. Tra i motivi di ricorso figurano anche carenze istruttorie: assenza di un aggiornato quadro della qualità dell’aria, mancata analisi degli effetti cumulativi con gli altri impianti presenti e incongruenze tecniche sui volumi e quantitativi trattati (oscillanti da 5 a 10 tonnellate giornaliere rispetto alle 72 in ingresso). Secondo il Comune, inoltre, non è stato chiarito il valore aggiunto del processo di recupero né il destino finale degli scarti. Tutti elementi che, a giudizio dell’Ente, avrebbero richiesto un approfondimento istruttorio prima del rilascio dell’autorizzazione.
Il caso Progest – Il secondo ricorso riguarda il decreto dirigenziale numero 182 del 1 settembre 2025, con cui l’Ufficio speciale valutazioni ambientali ha escluso dalla Valutazione d’impatto ambientale la cosiddetta “modifica non sostanziale” dell’Aia (numero 199 del 12 dicembre 2022) per l’inserimento di nuovi codici Eer e l’estensione di trattamenti da parte della Progest. Nel ricorso, il Comune chiarisce che l’unico screening Via effettuato nel 2006 riguardava l’ampliamento della piattaforma integrata, mentre la realizzazione originaria dell’impianto era stata assentita in assenza di procedura di Via, probabilmente in epoca antecedente all’obbligo introdotto dal decreto legislativo 152/2006. Da allora si sono susseguite numerose modifiche impiantistiche, tutte giudicate non sostanziali, senza che nessuna fosse accompagnata da una nuova procedura valutativa (né Via né screening). Pertanto, il Comune ritiene necessario che, quantomeno, il rapporto preliminare ambientale sia integrato e aggiornato, chiarendo le variazioni intervenute dal 2006 a oggi, le modifiche al layout dell’impianto e le possibili ricadute sulle diverse matrici ambientali. Si chiede, inoltre, che lo studio venga implementato con un’analisi dell’effetto cumulativo delle emissioni prodotte dagli impianti di gestione e recupero rifiuti presenti sul territorio comunale e nelle aree limitrofe. L’obiettivo, dunque, non è semplicemente ottenere una nuova valutazione, ma pretendere che la procedura di Via venga finalmente espletata in conformità alla normativa vigente.
Comune: “Equilibrio tra sviluppo e tutela della salute” – L’assessorato all’Ambiente, in linea con l’impegno a difendere la zona industriale dal biodigestore e da nuovi impianti di trattamento rifiuti, ha quindi promosso l’azione legale come prosecuzione coerente della politica ambientale dell’Amministrazione, nell’ottica di rispettare gli indirizzi pianificatori locali e di garantire un equilibrio tra sviluppo industriale e tutela della salute pubblica.

