Farmaci mai autorizzati, ancora in fase sperimentale, importati illegalmente dalla Cina e trasformati in prodotti dopanti pronti per il mercato. È il quadro che emerge da un’indagine dei carabinieri del Nas di Torino e Genova, coordinata dalla procura della Repubblica di Savona, che ha portato all’emissione di una ordinanza di custodia cautelare da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Savona.
Due indagati, domiciliati a Imperia e Varazze, sono stati condotti in carcere; per altri due soggetti residenti ad Albissola Marina è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati sono associazione per delinquere, introduzione sul territorio italiano di sostanze dopanti prive di autorizzazione all’immissione in commercio e commercio illecito di farmaci dopanti.
L’ultima frontiera del doping – L’inchiesta accende i riflettori su sostanze considerate l’ultima evoluzione del doping: sarms e ormoni peptidici. Si tratta di composti farmacologicamente attivi, vietati in qualsiasi contesto, anche al di fuori delle competizioni sportive, poiché inseriti nella lista dell’Agenzia Mondiale Antidoping Wada, costantemente aggiornata e recepita a livello nazionale attraverso decreti del Ministero della Salute. Allo stato attuale, tali sostanze sono impiegabili esclusivamente in ambito sperimentale e solo sotto la stretta supervisione di medici specialisti, non essendo disponibili attestazioni ufficiali su efficacia e sicurezza, a fronte di possibili rilevanti effetti collaterali.
Importazioni illecite e laboratorio clandestino – Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i prodotti venivano importati illegalmente dalla Cina come materie prime, per poi essere confezionati e assemblati in un laboratorio clandestino ricavato in un garage ad Albissola Marina. Una volta pronti, i farmaci dopanti venivano messi in vendita online attraverso il sito Alkemya, riconducibile a una società formalmente registrata in Olanda ma di fatto operativa sul territorio nazionale almeno dal 2021.
Il gruppo e i ruoli – Le indagini, condotte anche grazie al supporto della sezione intelligence dell’Agenzia delle Dogane e di Europol, hanno consentito di tracciare i flussi di importazione dai canali extra Ue e di sottoporre parte delle sostanze sequestrate ad analisi. Attività di osservazione, pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fatto emergere l’esistenza di un gruppo strutturato: due fondatori e amministratori della società si occupavano degli acquisti delle materie prime, delle spedizioni, dell’assemblaggio e della rivendita; un consulente informatico curava la gestione del sito internet; i genitori di uno degli organizzatori avevano invece affittato il garage utilizzato come laboratorio clandestino e accettato di ricevere presso la propria abitazione le sostanze importate illecitamente.
Sequestri e volume d’affari – Il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro preventivo di beni per un importo pari a quasi 150mila euro, oltre al sito internet e a tutti i beni immobili e mobili utilizzati per commettere i reati, tra cui il garage di Albissola Marina e un ufficio a Varazze. Già il 4 dicembre erano stati sequestrati 20mila euro in criptovaluta custoditi su wallet digitali ed erano state eseguite 65 perquisizioni personali e domiciliari. Le attività hanno coinvolto, oltre agli indagati, 62 persone in diverse località del territorio nazionale, nei cui confronti si ipotizza il reato di ricettazione per i reiterati acquisti di sostanze dopanti effettuati tramite il sito.
Materiale sequestrato – Nel corso delle perquisizioni è stato rinvenuto un ingente quantitativo di prodotti dopanti, quasi tutti a marchio Alkemya: cinque apparecchiature farmaceutiche, tre chili di principi farmacologicamente attivi, seimila ampolle, cinquemila fiale già preparate, duemila inalatori e quindicimila pastiglie. IN ALTO IL VIDEO

