Mondragone, mancati pagamenti a operatori ecologici: UilTrasporti chiama in causa il Comune

di Redazione

Mondragone (Caserta) – Stipendi arretrati, famiglie senza reddito e un appalto pubblico in sofferenza: a Mondragone la UilTrasporti chiama in causa il Comune e chiede di intervenire subito con gli strumenti di legge per saldare le retribuzioni dei lavoratori impiegati nel servizio di igiene urbana.

L’affondo del sindacato – «In seguito al mancato pagamento delle retribuzioni abbiamo chiesto al Comune di valutare l’attivazione immediata delle procedure previste dall’articolo 29, comma 2, del decreto legislativo 276/2003». A parlare è Giovanni Guarino, segretario regionale UilTrasporti Campania.

Le accuse alla società – «Censuriamo il comportamento della società DHI S.p.A., già affidataria del servizio di igiene urbana nel Comune di Mondragone, per il gravissimo e inaccettabile mancato pagamento delle retribuzioni ai lavoratori che per anni hanno garantito, con professionalità e senso del dovere, un servizio pubblico essenziale». «La società DHI S.p.A. non ha corrisposto le spettanze economiche dovute, lasciando decine di famiglie senza reddito e senza certezze. È un comportamento irresponsabile e moralmente inaccettabile che colpisce duramente persone che hanno svolto il proprio lavoro con impegno, anche nei momenti più difficili, senza mai far mancare la loro presenza sul territorio e la loro dedizione al servizio della città».

L’emergenza stipendi – «Da troppo tempo i lavoratori attendono quanto spetta loro di diritto mensilità arretrate, spettanze di fine rapporto, ecc…. Una condizione che ha ormai superato i limiti della sopportazione e che richiede un intervento immediato e concreto da parte del Comune di Mondragone, in quanto ente committente del servizio».

La norma chiamata in causa – «Corre l’obbligo sottolineare che la legge non lascia spazio a interpretazioni. L’articolo 29, comma 2, del decreto legislativo 276/2003 stabilisce la responsabilità solidale del committente per i trattamenti retributivi e contributivi dovuti ai lavoratori dall’appaltatore. Ciò significa che, in presenza di inadempienze documentate, il Comune può e deve attivare le procedure necessarie per provvedere direttamente al pagamento delle retribuzioni ai lavoratori, utilizzando le somme eventualmente ancora spettanti alla società appaltatrice».

La lettera a Palazzo di Città – «Per questa ragione abbiamo provveduto a trasmettere un’apposita comunicazione al Comune di Mondragone, attraverso la quale abbiamo chiesto di esercitare fino in fondo il proprio ruolo di garante della legalità e della giustizia sociale, perché non è tollerabile che, a fronte di un servizio regolarmente svolto, i lavoratori restino senza salario e senza tutela. Ogni giorno che passa, cresce la rabbia e la disperazione di famiglie che hanno diritto al frutto del proprio lavoro».

L’appello all’amministrazione – «Invitiamo il Sindaco e l’Amministrazione comunale a rompere il silenzio e dare un segnale chiaro e immediato, dimostrando sensibilità istituzionale e rispetto verso chi ha servito la comunità con impegno e professionalità». «Non basta prendere atto della situazione serve agire subito. Il Comune ha strumenti giuridici precisi per intervenire, e la legge è dalla parte dei lavoratori. Ogni ritardo è un atto di complicità morale con chi ha scelto di non pagare».

Le persone dietro i numeri – «Dietro ogni stipendio negato ci sono persone, famiglie, figli, mutui e bollette da pagare. Ci sono vite che non possono essere sospese per l’irresponsabilità di un’azienda. Non permetteremo che i lavoratori vengano lasciati soli in questa vicenda e si riserva di intraprendere ogni iniziativa sindacale e legale utile a tutelare i diritti delle maestranze». La conclusione è una richiesta senza ambiguità: «Il Comune di Mondragone deve attivarsi immediatamente per applicare la normativa, disponendo il pagamento diretto delle spettanze ai lavoratori e assumendo fino in fondo la propria responsabilità di stazione appaltante. È il momento di passare dalle parole ai fatti, perché la dignità del lavoro non può essere oggetto di rinvio né di trattativa».

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