Bestemmia durante una gita scolastica, 16enne indagato per “stalking”: la procura archivia, ma il caso scuote la scuola

di Redazione

Una bestemmia, pronunciata durante una gita scolastica nel dicembre 2024, ha innescato una catena di eventi che ha segnato profondamente la vita di un ragazzo di 16 anni. A distanza di mesi, la procura per i minorenni de L’Aquila ha deciso di archiviare il procedimento penale aperto nei suoi confronti, ma la vicenda lascia aperti interrogativi sull’uso della giustizia e sui confini dell’azione disciplinare scolastica.

Dalla sospensione alla bocciatura – Il gesto dello studente, sebbene isolato, non fu trattato come una semplice intemperanza adolescenziale. L’istituto scolastico avviò subito una serie di provvedimenti: sospensione da tutte le attività extracurricolari e, al termine dell’anno scolastico, la bocciatura. Il caso arrivò anche all’Ufficio scolastico regionale dell’Abruzzo, che ritenne opportuno informare la magistratura ipotizzando, con un salto logico clamoroso, il reato di stalking, previsto per le condotte persecutorie reiterate e punito con pene fino a sei anni di reclusione.

Il fascicolo e l’archiviazione – Ora, dopo mesi di silenzio, la procura minorile del capoluogo abruzzese ha messo la parola fine all’indagine: nessun elemento a carico del sedicenne, che viene prosciolto da ogni accusa. A raccontarlo è Il Messaggero, che riporta anche le parole del legale del ragazzo, l’avvocato Luca Motta, che lo ha assistito insieme a Pasquale Motta: “Sapevamo che c’era un’indagine in corso – ha dichiarato – ma non immaginavamo che la denuncia riguardasse l’articolo 612 bis del codice penale. È un’accusa gravissima, del tutto sproporzionata. Stiamo valutando una denuncia per calunnia”.

Esposto al Ministero – A farne le spese, al di là della vicenda giudiziaria, è stato soprattutto il ragazzo, che ha lasciato l’istituto. A confermarlo è stata la madre, che ha presentato un esposto al Ministero dell’Istruzione. Dal canto suo, la dirigente scolastica ha difeso le decisioni assunte, sostenendo di aver seguito ogni procedura prevista dai regolamenti scolastici.

Bestemmia: illecito amministrativo, non reato – In Italia, la bestemmia non è più un reato penale dal 1999, ma resta un illecito amministrativo se pronunciata in luoghi pubblici. L’articolo 724 del Codice penale prevede una sanzione da 51 a 309 euro, ma solo se l’espressione riguarda direttamente una divinità. Le offese rivolte a santi o simboli religiosi, infatti, non rientrano più nel perimetro sanzionabile.

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