Dopo il primo via libera al disegno di legge governativo che introduce il reato autonomo di femminicidio, a Palazzo Madama prende forma un nuovo fronte legislativo, stavolta interamente incentrato sulla prevenzione. È in Commissione Giustizia del Senato che si discute una proposta di legge di iniziativa parlamentare, firmata dal senatore di Fratelli d’Italia Renato Ancorotti, che punta a rafforzare gli strumenti a disposizione di magistrati e pubblici ufficiali per arginare, sul nascere, i comportamenti violenti contro le donne.
Psicologi e psichiatri forensi nei procedimenti penali – Il cuore del provvedimento è l’introduzione della figura dello psicologo e dello psichiatra forense nei procedimenti penali relativi alla violenza di genere. Professionisti chiamati ad affiancare pubblici ministeri e forze dell’ordine sin dalle prime fasi dell’indagine, inclusi gli interrogatori, con l’obiettivo di riconoscere tempestivamente situazioni ad alto rischio di escalation.
Tso per i denunciati – In presenza di un “pericolo attuale” o di una possibile “reiterazione” del reato, la proposta prevede la possibilità per ufficiali, agenti di polizia giudiziaria o per il pubblico ministero di disporre un accertamento sanitario obbligatorio e temporaneo nei confronti del soggetto denunciato. Sarà poi il giudice per le indagini preliminari a decidere se imporre un percorso psicoterapico per il contenimento della condotta violenta.
Supporto anche per le vittime – Lo psicologo forense avrà un ruolo chiave anche nella raccolta delle informazioni utili per stabilire la necessità del trattamento sanitario, oltre che nell’elaborazione di perizie e consulenze finalizzate ad accertare se la condotta rientri tra quelle abituali o professionali. Un supporto, quello degli specialisti, previsto anche per le vittime, cui si intende garantire maggiore tutela e accompagnamento psicologico nei percorsi giudiziari e di fuoriuscita dalla violenza.
Un registro pubblico dei condannati per reati da “codice rosso” – Tra le misure più significative della proposta figura anche l’istituzione, presso ogni tribunale, di un registro pubblico dei soggetti condannati in via definitiva per i reati contemplati dal cosiddetto codice rosso: omicidio, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale (anche di gruppo), deformazione dell’aspetto della persona. Inoltre, già alla notizia di reato scatterà l’obbligo per le autorità di trasmettere le informazioni alle banche dati delle forze dell’ordine, come il Sistema di indagine (S.D.I) e il Centro elaborazione dati (C.E.D). Un meccanismo che, nelle intenzioni, si ispira al registro dei sex offenders adottato negli Stati Uniti.