Un sipario rosso, un mazzo di rose, un maxischermo che racconta sessant’anni di storia della televisione italiana. Al Teatro delle Vittorie di Roma la camera ardente per Pippo Baudo è diventata in poche ore un luogo di pellegrinaggio laico e collettivo. Lo storico studio Rai, teatro dei suoi più grandi successi, accoglie oggi e domani l’omaggio di colleghi, amici e cittadini a colui che è stato ben più di un presentatore: una figura fondativa della cultura popolare italiana.
La camera ardente tra memoria e commozione – Il feretro di Baudo, scomparso sabato sera all’età di 89 anni, è stato collocato sul fondo della sala, vegliato da carabinieri in alta uniforme e circondato da corone inviate dal Presidente della Repubblica, dal presidente della Camera, dalla Rai e dal Comune di Roma. Attorno, immagini della sua carriera scorrono in loop, accompagnando il silenzio composto del pubblico. L’accesso è consentito oggi fino alle ore 20 e domani, martedì 19 agosto, dalle ore 9 alle 12.
Funerali il 20 agosto – Mercoledì 20 agosto, alle ore 16, i funerali si terranno a Militello Val di Catania, il paese siciliano tanto amato da Baudo, nella chiesa di Santa Maria della Stella. Un ritorno alle origini che chiude idealmente il cerchio di una vita vissuta in scena, tra luci, palcoscenico e dedizione assoluta al mestiere.
Le parole di chi gli ha voluto bene – Uno dopo l’altro, tanti volti noti hanno reso omaggio al conduttore. Tra i primi, il vicepremier Antonio Tajani. Katia Ricciarelli, ex moglie di Baudo, è arrivata insieme a Mara Venier, visibilmente commosse, e si è seduta nello spazio riservato alla famiglia, accanto alla figlia Tiziana e alla storica collaboratrice Dina. Lino Banfi, infine, ha aggiunto un tocco ironico e struggente: «Scherzavamo sempre sul fatto che eravamo le quattro B del ’36: Banfi, Baudo, Bergoglio e Berlusconi. Ahimè, sono rimasto solo io». Poi una proposta: «Intitolate a lui il Teatro delle Vittorie».
Giorgia, con la voce rotta, ha abbracciato proprio Dina in un momento di profonda emozione: «Credeva tanto in me, più di quanto ci credessi io. Se non ci fosse stato Pippo nel ’93, e poi nel ’94, nel ’95, sicuramente avrei fatto un percorso diverso. Stiamo salutando una parte della nostra storia, è una perdita collettiva che ci unisce». Anche Gianni Morandi ha ricordato il suo ruolo decisivo nei momenti difficili: «All’inizio degli anni ’80 ero sparito dal giro. Lui mi chiamò a Fantastico e mi ridiede una possibilità. Qualche anno dopo gli dissi che gliene ero grato, e lui mi rispose: “Te lo meritavi!”».
Laura Pausini, giunta con un mazzo di rose bianche insieme a Paola Cortellesi e Riccardo Milani, ha detto: «È l’uomo che mi ha cambiato la vita. Ha dato a me e alla mia famiglia un sogno. Mi ha sempre dato consigli preziosi». Ron ha voluto ricordarlo attraverso la musica: «Penso a Joe temerario, che salvò scegliendola come sigla di Domenica In nell’84, e a Vorrei incontrarti fra cent’anni, con cui vincemmo Sanremo nel ’96. Grazie per quello che sei stato per la nostra musica italiana».
Rosario Fiorello, tornato appositamente dalla Sardegna, ha stretto in un lungo abbraccio Tiziana Baudo: «Per me Pippo è sempre esistito, fin da Antenna Sicilia. Era più dei tredici Sanremo, più della tv: lui era la televisione. Ci ha insegnato senza voler insegnare. Ho sentito che vogliono fargli una statua a Sanremo, ma dovrebbero farla a Viale Mazzini, al posto del cavallo». Carlo Conti, anche lui presente, ha sottolineato la portata storica di Baudo: «Si è spenta la tv, per me si è spento un faro. Baudo trasformò il presentatore in conduttore: dettava i tempi, guidava. Quando mi dicevano che “baudeggiavo”, era il più grande complimento. Non esistono eredi: è impossibile esserlo».