Un messaggio carico di odio e violenza, indirizzato alla figlia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha scatenato un’ondata di indignazione nel mondo politico. La frase – «Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola» – è comparsa sui social, riferendosi al tragico femminicidio di Martina Carbonaro, la giovane uccisa dal fidanzato a inizio maggio. A pubblicarla, secondo Fratelli d’Italia, sarebbe stato un professore dipendente del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il post, denunciato via Instagram dal partito della premier, ha immediatamente attivato l’intervento del ministro Giuseppe Valditara, che ha annunciato accertamenti urgenti e promesso sanzioni esemplari.
Il caso ha acceso un faro sul linguaggio d’odio in rete e sul ruolo di chi, pur investito di una funzione educativa, se ne rende protagonista. Ma soprattutto ha unito la politica in una condanna trasversale che raramente si vede in tempi di conflitto permanente. Meloni è intervenuta in prima persona con un lungo post su X, denunciando una deriva preoccupante: «Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore», ha scritto la premier. «È contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza».
Un appello che ha trovato eco immediata. Il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera Lorenzo Fontana hanno espresso piena solidarietà, così come i due vicepremier. Antonio Tajani ha parlato di un gesto “vigliacco”: «Mi sembra incredibile, soprattutto prendersela con una bambina. Lo dico da padre e da nonno: sono inorridito dal solo fatto che qualcuno possa aver pensato una cosa del genere». Parole dure anche da Matteo Salvini: «Aberrante, ignobile, vergognoso. Piena solidarietà a Giorgia e un abbraccio alla piccola Ginevra».
Dal ministero dell’Istruzione, Giuseppe Valditara ha fatto sapere che se venissero confermate le responsabilità del presunto autore, ci saranno conseguenze severe: «La figura del docente è di straordinaria importanza nella formazione dei giovani. Non possiamo tollerare comportamenti che tradiscono il decoro e la dignità che devono caratterizzare una professione così delicata. Il Ministero sanzionerà quanti non sono degni di far parte della nostra scuola». Solidarietà anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha puntato il dito contro chi esaspera i toni nel dibattito politico: «C’è chi arma la mano – in questo caso la tastiera – di persone non equilibrate. Le parole di odio, di insulto e di falsità usate da alcuni esponenti politici portano solo violenza».
Al coro si è unito il deputato Piero Fassino: «Soltanto una immensa miseria umana può indurre qualche sciagurato ad augurare a Ginevra di subire il martirio di Martina. Esecrazione e solidarietà». Anche Italia Viva, con le capigruppo Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, ha definito il post “orribile e gravissimo”: «Lo scontro politico non può mai lasciare spazio all’odio, tantomeno quando si colpiscono familiari, e in particolare una bambina». Parole di condanna infine da Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: «Quel post è ripugnante. Raccolgo l’invito della presidente Meloni affinché lo scontro politico non degeneri in odio. Questo riguarda tutti».
A testimonianza della gravità del clima, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi avrebbe ricevuto attacchi simili sui social, sempre diretti alle sue figlie. Lo ha riportato Il Giornale, citando un post in cui si accusano i politici di “rubare il cibo ai figli degli italiani” e si “conferma l’augurio” anche per le sue figlie, con tanto di nomi citati.