Cesa (Caserta) – Diciassette anni di attesa, processi annullati, rinvii e nuove sentenze. Ma alla fine la giustizia ha scritto un altro capitolo. La Terza Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli ha condannato i fratelli Nicola e Salvatore Pota, rispettivamente a 10 e 9 anni di reclusione, riconoscendoli colpevoli del tentato omicidio dell’imprenditore edile Vincenzo Esposito, noto in paese come “Scuccill” o “Enzuccio ’o parrucchiere”.
L’agguato risale al 20 settembre 2008, all’angolo tra via Volturno e via Turati, a pochi metri dalla sede della Sudgas. Esposito, 54 anni, stava rientrando a casa in auto insieme al figlio, quando due uomini in sella a una moto lo affiancarono e aprirono il fuoco. Sei colpi d’arma da fuoco lo colpirono al volto, alla nuca e alla spalla. Fu il figlio a soccorrerlo immediatamente, trasportandolo all’ospedale “Moscati” di Aversa, dove i medici riuscirono a salvarlo nonostante la gravità delle ferite. Tre proiettili vennero estratti con un delicato intervento chirurgico.
Dietro quell’agguato, secondo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, si celava una feroce faida tra clan: i “Caterino-Ferriero” da un lato e i “Mazzara” dall’altro. Esposito, considerato “non amico” del gruppo dominante, sarebbe stato colpito proprio per questo. A organizzare l’attentato, come emerse dalle indagini della Dda, fu Michele Ferriero, già condannato in via definitiva come mandante, con la collaborazione di Luca Bove, il cosiddetto “specchiettista”, cioè colui che ha segnalato i movimenti della vittima. Nicola e Salvatore Pota sono stati identificati come gli esecutori materiali del delitto. La ricostruzione giudiziaria, lunga e complessa, si è basata su intercettazioni ambientali e telefoniche, ma anche sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luca Mosca, poi assolto per questo specifico episodio.
La vicenda processuale ha conosciuto un iter tortuoso: una prima condanna era arrivata nel 2017, con rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Napoli. Ma fu la Sesta Sezione della Corte di Appello, in sede di giudizio ordinario, a ribaltare il verdetto con un’assoluzione. Sentenza poi annullata dalla Corte di Cassazione. Un nuovo processo davanti alla Quarta Sezione della Corte di Appello si concluse nel 2021 con una seconda condanna. Anche questa, però, non resse al vaglio della Suprema Corte, che nel 2022 dispose un ulteriore annullamento, ritenendo necessario un approfondimento sulle dichiarazioni rese dal collaboratore Mosca.
Si è quindi arrivati all’ultimo capitolo: la Terza Sezione della Corte di Appello di Napoli, con una nuova composizione, ha riesaminato il caso ed emesso nei giorni scorsi una nuova condanna per i fratelli Pota. Le motivazioni saranno depositate entro trenta giorni. I difensori degli imputati – gli avvocati Carmine D’Aniello, Gaetano Laiso e Nicola Marino – hanno già annunciato il ricorso in Cassazione. Nel frattempo, Vincenzo Esposito, si è costituito parte civile tramite gli avvocati Vincenzo Guida e Giovanni Midiocestomarco.