Truffe agli anziani in tutta Italia, smantellata banda: arresti tra Aversa e il Napoletano

di Redazione

Una fitta rete di telefonate, inganni studiati a tavolino, trasferte lampo in ogni angolo del Paese e una stanza adibita a call center nel cuore di Napoli. Era così che una banda composta da sei persone, tutte residenti in Campania, metteva a segno truffe seriali ai danni di anziani, simulando telefonicamente l’intervento di falsi carabinieri e falsi avvocati. A smascherare il sodalizio criminale sono stati i carabinieri del comando provinciale di Verbania, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei sei indagati, emessa dal tribunale piemontese.

Le misure, scattate all’alba di stamani, hanno previsto il carcere per due soggetti, gli arresti domiciliari per altri due e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per gli ultimi. Gli indagati sono stati rintracciati tra Napoli e provincia, nei comuni di Caivano e Grumo Nevano, e ad Aversa, nel Casertano. Ed è proprio nel capoluogo partenopeo che operavano i vertici del gruppo, definiti dagli investigatori “telefonisti”: figure centrali della truffa, incaricate di contattare le vittime e avviare la catena dell’inganno.

La tecnica del “falso maresciallo” – Il copione, rodato e replicato in ben 23 episodi, era sempre lo stesso. Una prima telefonata da parte di un sedicente maresciallo dei carabinieri, che avvisava l’anziano di turno che un familiare – solitamente figlio o nipote – era coinvolto in un grave incidente e trattenuto in caserma. Seguiva poi la chiamata di un altro componente, stavolta nei panni di un avvocato incaricato di risolvere l’urgenza, che esercitava pressioni psicologiche per convincere la vittima a consegnare contanti e gioielli, con la scusa di evitare un procedimento penale. In pochi minuti, a casa dell’ignaro anziano si presentava un falso assistente, pronto a ritirare il bottino. E così, nel giro di pochi attimi, il raggiro era compiuto.

Anziani nel mirino da nord a sud – L’indagine, avviata nel settembre 2024 a partire da alcuni episodi a Domodossola, nel Verbano-Cusio-Ossola, ha permesso di accertare 23 truffe consumate tra settembre e novembre dello scorso anno. Colpi messi a segno da una parte all’altra dell’Italia: 7 in Piemonte, 4 in Lombardia, 3 in Veneto, 2 in Liguria, 2 nel Lazio, 2 in Puglia, una in Valle d’Aosta, una in Emilia Romagna e una in Calabria. Una mobilità impressionante per le cosiddette “batterie operative” – i trasfertisti della banda – capaci di passare in poche ore da Aosta al foggiano, per poi ripartire subito verso la Liguria.

L’organizzazione interna – Le indagini, durate fino al marzo 2025 e supportate anche da attività tecniche e pedinamenti, hanno permesso di ricostruire nel dettaglio la struttura del gruppo criminale. Al vertice, i due telefonisti napoletani, che avevano trasformato una stanza della loro abitazione in una vera e propria centrale operativa. Le “batterie operative”, invece, erano composte da quattro persone dislocate tra Grumo Nevano, Caivano e Aversa, incaricate di recarsi fisicamente presso le vittime e incassare i beni richiesti. Ad Aversa è stato rintracciato l’elemento ritenuto più vulnerabile della banda: un uomo di 44 anni, con problemi di tossicodipendenza. Il suo ruolo era quello di esecutore sul campo, spinto a partecipare alle trasferte dietro promessa di compensi in denaro e droga. Ma il gruppo non si fidava: per evitare che trattenesse parte del bottino, lo obbligavano a effettuare videochiamate durante i colpi, così da documentare quanto effettivamente raccolto.

Il tentativo di fuga e il finto balbuziente – Durante una perquisizione nella centrale dei telefonisti a Napoli, uno dei due era riuscito a fuggire calandosi da una finestra e dileguandosi nei vicoli. Ma ha lasciato dietro di sé la chiave dell’auto: da lì i carabinieri sono riusciti a identificarlo. Quando, qualche giorno dopo, si è presentato davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, ha tentato di negare il proprio coinvolgimento fingendo una marcata balbuzie. Una recita smascherata in pochi minuti, grazie alle intercettazioni telefoniche in cui la sua voce fluiva chiara, sicura e senza esitazioni.

Arresti in flagranza e bottino recuperato – Nel corso dell’operazione, due membri del gruppo sono stati arrestati in flagranza di reato subito dopo aver truffato anziani a Modena e Latina. Con loro, i carabinieri hanno recuperato 2mila euro in contanti e circa mezzo chilo d’oro in gioielli, restituiti ai legittimi proprietari.

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