L’Unione europea ha trovato la quadra sul sostegno finanziario all’Ucraina per il prossimo biennio, scegliendo la strada del debito comune e accantonando, almeno per ora, l’ipotesi di utilizzare direttamente i beni russi congelati. Un’intesa politica che tiene insieme esigenze di aiuto immediato a Kiev, timori giuridici e un delicato equilibrio tra le posizioni degli Stati membri.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato l’accordo su un prestito da 90 miliardi di euro per il periodo 2026-2027, da finanziare con indebitamento comune dell’Unione sui mercati dei capitali. Una soluzione che ha raccolto più consenso rispetto all’opzione della confisca degli asset russi immobilizzati. “Abbiamo raggiunto un accordo che ci consentirà di soddisfare le esigenze finanziarie dell’Ucraina per i prossimi due anni”, ha spiegato von der Leyen, sottolineando che la decisione è stata presa “tutti insieme” e che la Commissione aveva messo sul tavolo due opzioni “entrambe giuridicamente valide e tecnicamente fattibili”.
Il vertice Ue e le reazioni dei leader – Al termine del Consiglio europeo, diversi capi di Stato e di governo hanno rivendicato la scelta come pragmatica e sostenibile. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha parlato di “soluzione pragmatica”, frutto di “lunghi negoziati”, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha definito il prestito comune “la soluzione più realistica e pratica”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato che “ha prevalso il buon senso”, evidenziando la necessità di garantire supporto a Kiev con una base “solida sul piano giuridico e finanziario”. Sulla stessa linea il primo ministro belga Bart de Wever, che ha parlato di “vittoria del diritto internazionale” e di un precedente pericoloso evitato, e il cancelliere austriaco Christian Stocker, secondo cui l’Ue ha corretto il proprio approccio riconoscendo i “numerosi rischi” legati alla confisca degli asset russi.
Zelensky e il nodo della sicurezza – Da Bruxelles, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato i leader europei per lo stanziamento, definendolo “un sostegno significativo che rafforza davvero la nostra resilienza”. Su X ha ribadito l’importanza che i beni russi restino immobilizzati e che l’Ucraina abbia “una garanzia di sicurezza finanziaria per i prossimi anni”. In conferenza stampa, Zelensky ha inoltre sostenuto che “la presenza delle truppe europee in Ucraina diminuirebbe il rischio di una nuova invasione russa”, precisando però che “non diciamo che debbano combattere”.
Mosca all’attacco, Putin apre ai negoziati – Durissima la reazione russa. Da Mosca è arrivato l’invito alle dimissioni per von der Leyen e Merz, mentre il capo del Fondo russo per gli investimenti diretti Kirill Dmitriev ha parlato di “sconfitta” per i leader europei, definendo la scelta del Consiglio “una vittoria per la legge e il buon senso”. Il presidente Vladimir Putin, nella conferenza stampa di fine anno, ha definito l’idea di utilizzare i beni russi congelati una “rapina” e ha avvertito che Mosca si rivolgerà a “una giurisdizione indipendente dal contesto politico” per tutelare i propri interessi. Allo stesso tempo, Putin ha dichiarato la disponibilità della Russia a negoziare sull’Ucraina “basandosi sulle proposte del 2024”, pur sostenendo di non vedere ancora “la disponibilità di Kiev a discutere la questione territoriale”. Il presidente russo ha anche elogiato i “seri sforzi” di Donald Trump per porre fine al conflitto, definendolo “sincero” e affermando che “la palla è interamente nel campo dei nostri cosiddetti oppositori occidentali, del capo del regime di Kiev e dei loro sponsor europei”.
Trump: “Più vicini a un accordo” – L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato la fase diplomatica parlando di passi avanti verso un’intesa, ma avvertendo che l’Ucraina “deve muoversi rapidamente”. Un messaggio che si inserisce nel quadro di pressioni incrociate su Kiev e sui partner europei.
L’attacco nel Mediterraneo – Sul fronte militare, intanto, si registra un fatto inedito. Secondo quanto riferito da Reuters citando un funzionario del servizio di sicurezza ucraino Sbu, per la prima volta droni ucraini hanno colpito una petroliera della cosiddetta flotta ombra russa nel Mar Mediterraneo. L’attacco avrebbe interessato la nave Qendil, a oltre 2mila chilometri dall’Ucraina, causando danni gravi. La petroliera, riferisce la fonte, era vuota al momento del raid.

