Città Caudina si candida a Capitale Italiana della Cultura 2028: presentazione alla Reggia di Caserta

di Redazione

La candidatura di Città Caudina a Capitale Italiana della Cultura 2028 compie un passo decisivo con l’ingresso della Reggia di Caserta nel comitato promotore. Un’adesione che rafforza un progetto già vasto, che coinvolge 14 comuni tra le province di Avellino e Benevento, un comitato civico con oltre 90 associazioni e oltre 50 soggetti pubblici e privati. Un percorso di partecipazione collettiva che continua a crescere, sostenuto anche dall’Archivio di Stato di Benevento e di Caserta, dal Museo Nazionale del Sannio Caudino, dal Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella, dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, dai Parchi Regionali del Taburno-Camposauro e del Partenio, oltre alla partecipazione di università italiane ed europee.

La presentazione alla Reggia – Il progetto è stato presentato questa mattina, mercoledì 10 dicembre, nella Sala Terra di Lavoro della Reggia di Caserta da Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta, Pasquale Fucci, presidente della Città Caudina, Costantino Caturano, presidente del Parco del Taburno, Leandro Pisano e Giacomo Porrino, curatori del dossier di candidatura, e Franco Napoletano, rappresentante del Comitato civico a sostegno della candidatura.

Verso l’unificazione amministrativa della Valle Caudina – In occasione dell’incontro è stato annunciato l’avvio del processo di unificazione amministrativa della Valle Caudina. Un percorso che individua proprio nella costruzione della candidatura lo strumento culturale e propulsivo capace di rendere evidente e non più rinviabile una volontà di unione e modernizzazione maturata nelle comunità locali, destinata a concretizzarsi indipendentemente dall’esito finale della candidatura.

Il legame storico con l’Acquedotto Carolino – Nel corso della presentazione sono stati illustrati anche i legami tra la Città Caudina e la Reggia di Caserta, fondati sulla presenza del grande Acquedotto Carolino che, dalla metà del XVIII secolo, costituisce una vera dorsale culturale capace di collegare la Valle Caudina alla Reggia.

Maffei: “Eredità culturale affidata dalla storia” – “Il sito Unesco è un patrimonio vivo, che rende partecipi ogni giorno le comunità di riferimento. – afferma Tiziana Maffei, direttore della Reggia di Caserta – Abbiamo il dovere di mettere in luce l’eredità culturale che ci è stata affidata dalla storia, lavorando con obiettivi comuni e condividendone la responsabilità. La Reggia di Caserta, in tale ottica, ha promosso il Piano di Gestione di Unesco, strumento di programmazione che nasce da un processo partecipativo e riflette una strategia condivisa di lungo corso a tutela del Sito per le generazioni presenti e future”.

Fucci: “La sfida della Valle Caudina” – “Dal processo di candidatura della Città Caudina a capitale italiana della cultura 2028, è emersa in modo chiaro, trasversale e ineludibile la necessità per l’intera Valle Caudina di dotarsi di una struttura amministrativa univoca, moderna ed efficiente, tesa a risolvere definitivamente i limiti storici della frammentazione che l’ha relegata nel tempo a una inesorabile e pericolosa marginalità. – annuncia Pasquale Fucci, presidente della Città Caudina – Tale esigenza risponde alla volontà chiaramente espressa dalle comunità locali, ed è funzionale alle moderne sfide della contemporaneità, in termini di sostenibilità, competitività, servizi ai cittadini e gestione delle risorse”.

I comuni coinvolti – Città Caudina 2028 non rappresenta una singola città, ma un’intera valle che guarda alla costruzione di una nuova municipalità, fondata su un modello innovativo in cui la cultura rigenera le aree rurali, trasformando la marginalità in una risorsa. Il progetto mette in rete i quattordici comuni di Montesarchio, Cervinara, Airola, Sant’Agata de’ Goti, Bucciano, Arpaia, Pannarano, Roccabascerana, San Martino Valle Caudina, Forchia, Paolisi, Moiano, Bonea e Rotondi, che puntano a dar vita a una città metrorurale, rurale e policentrica. La candidatura diventa così il laboratorio in cui sperimentare nuove forme di governance condivisa, processi partecipativi e strumenti di collaborazione che, anche oltre il 2028, possano costituire la base di una più forte architettura istituzionale.

Il dossier – Ad accompagnare la candidatura è il Dossier Città Caudina. Terra Futura. Europa abita qui, curato da Alessandra Panzini di Marchingegno, Leandro Pisano e Giacomo Porrino. La proposta è in gara con altre 23 città italiane per entrare tra le dieci finaliste che saranno scelte il prossimo 18 dicembre, per poi proseguire verso la proclamazione prevista a marzo 2026. “La nostra forza sta nella sintesi unica di due provenienze e destinazioni: la ruralità futura, come campo di nuove geografie e demografie, e l’antica innervazione europea, come fucina di memoria e invenzione. – spiegano i curatori del dossier di candidatura – Diventare Capitale Italiana della Cultura è per noi possibilità di un nuovo capitolo, in cui la marginalità si fa varco per un avvenire generativo, relazionale e profondamente umano. Il futuro è un luogo antico che non abbiamo ancora abitato. E noi abbiamo tutta l’intenzione di restarci”.

Una valle connessa all’Europa – La Valle Caudina si presenta come un territorio intimamente legato all’Europa attraverso grandi opere e patrimoni riconosciuti: dalla via Appia all’Acquedotto Carolino, fino al Vaso di Assteas con il “Ratto di Europa”. Una posizione di cerniera tra Tirreno e Adriatico che nei secoli l’ha resa corridoio naturale di scambi, transiti e stratificazioni culturali.

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