San Marcellino, il giallo della morte di Raffaele travolto dal treno: la famiglia chiede di riaprire il caso

di Daniela Rosato

San Marcellino (Caserta) – Un ragazzo di appena 18 anni travolto da un treno in corsa, una stazione di provincia e una famiglia che, a quasi quattro anni da quel pomeriggio, continua a chiedere verità. È la storia di Raffaele D’Aponte, morto il 1 dicembre 2021 alla stazione ferroviaria di San Marcellino, nel Casertano, in circostanze che per la procura hanno il volto del suicidio, ma che per i genitori restano segnate da troppi interrogativi.

Il pomeriggio della tragedia – Nato da una coppia originaria di Sant’Arpino, Raffaele viveva a San Marcellino, nel rione Campomauro. Intorno alle ore 16 di quel giorno il 18enne venne investito da un treno in corsa in transito nella piccola stazione dell’agro aversano. L’impatto fu devastante e per i soccorsi non ci fu nulla da fare. L’identificazione della salma richiese diverse ore: il ragazzo, infatti, non aveva con sé alcun documento di riconoscimento.

L’inchiesta e l’archiviazione come suicidio – Sulla dinamica dell’accaduto aprì un fascicolo la procura di Napoli Nord che, al termine degli accertamenti, archiviò il caso come suicidio. Una conclusione che non ha mai convinto la famiglia, convinta che la ricostruzione ufficiale non abbia tenuto conto di tutti gli elementi disponibili. Tra i punti contestati, la velocità del convoglio al passaggio in stazione e alcune discrepanze legate alle immagini di videosorveglianza.

I punti oscuri indicati dal legale – L’avvocato della famiglia D’Aponte, Beniamino Esposito, elenca una serie di criticità emerse dallo studio degli atti: “Innanzitutto, c’è la mancanza di visibilità di due metri della telecamera. Poi ci sono i 139 chilometri orari di questo treno che arriva ad elevata velocità in una stazione in cui il regolamento delle Ferrovie dello Stato indicherebbe 60 chilometri orari. Altri punti oscuri sono il fatto che non si è guardato, nel nesso causale della morte del ragazzo, l’impatto contro un palo della stessa stazione. Quel palo oggi non c’è più”.

La madre: “Vogliamo la verità” – “Mio figlio godeva di ottima salute ed era un ragazzo allegro e pieno di vita. Purtroppo in questa stazione non messa in sicurezza è successo quello che non doveva succedere”. Con queste parole Anna Capone, madre di Raffaele, torna a chiedere, insieme al marito Carmine, che il caso venga riaperto e che si faccia piena luce sulle condizioni in cui il 18enne perse la vita quel pomeriggio di dicembre.

Il corteo – Stamani amici, parenti e conoscenti di Raffaele hanno sfilato per le strade di San Marcellino in un corteo silenzioso ma determinato, chiedendo “verità e giustizia” per il ragazzo. Un modo per tenere accesi i riflettori sulla vicenda, ribadendo che, per la comunità e per chi lo ha conosciuto, quella morte non può essere archiviata come un gesto estremo.

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