Onu, negoziati su risoluzione Usa per Gaza. Papa Leone incontra Abu Mazen. Raid di Israele in Libano

di Redazione

Un testo sul tavolo del Consiglio di Sicurezza, un’appello dal Vaticano e nuovi raid tra sud del Libano e Striscia: la crisi mediorientale si muove su più fronti mentre a New York iniziano i negoziati sulla bozza americana per Gaza, che prevede una forza internazionale di stabilizzazione fino a 20mila unità con mandato a usare “tutte le misure necessarie”.

L’offensiva diplomatica all’Onu – Washington ha formalmente distribuito ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza una bozza che autorizza un’amministrazione transitoria (“Board of Peace”) e una Forza Internazionale di Stabilizzazione temporanea di circa 20mila soldati, incaricata di garantire l’attuazione del piano di pace e il mantenimento del cessate il fuoco. Nel documento si precisa che i militari potrebbero “usare tutte le misure necessarie” per portare a termine il mandato. Fonti statunitensi citano sostegni regionali di Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.

L’appello del Papa e l’incontro con Abu Mazen – In Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Nel colloquio, in coincidenza con il decennale dell’Accordo Globale Santa Sede–Stato di Palestina, è stata ribadita “l’urgenza di prestare soccorso alla popolazione civile a Gaza e di porre termine al conflitto, perseguendo la prospettiva della soluzione a due Stati”.

Fronte nord: evacuazioni e attacchi contro Hezbollah – L’Idf ha ordinato ai residenti di alcuni centri del sud del Libano di lasciare le aree indicate e ha colpito obiettivi delle unità d’élite di Hezbollah. Secondo l’esercito israeliano, infrastrutture e depositi “costruiti nel centro di aree popolate al fine di usare cinicamente i civili libanesi come scudi umani” sono stati neutralizzati. Avvisi in arabo, corredati da mappe, hanno invitato gli abitanti degli edifici “utilizzati da Hezbollah” ad “evacuarli immediatamente e allontanarsi di almeno 500 metri”.

Il confine con l’Egitto e le nuove regole d’ingaggio – Il ministro della Difesa Israel Katz ha disposto che la frontiera tra Israele ed Egitto sia dichiarata zona militare chiusa, con modifica delle regole d’ingaggio per contrastare il traffico di armi e droga via droni. Il capo di Stato maggiore Eyal Zamir ha chiesto alle forze armate di concentrare risorse sul fronte della minaccia aerea lungo quella linea.

Gaza, crolli e emergenza sanitaria – A Gaza City, nel quartiere di Daraj, è crollato un edificio: squadre della protezione civile parlano di persone intrappolate sotto le macerie. Sul versante umanitario, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus annuncia che “la prossima settimana Oms, Unicef e Unrwa inizieranno a fornire vaccinazioni di routine, screening e trattamenti nutrizionali e monitoraggio della crescita a 44mila bambini a Gaza”. Per questo l’Oms sta ripristinando punti sanitari e infrastrutture: “Mantenere il cessate il fuoco è essenziale”, aggiunge, “La medicina migliore è la pace”.

Cisgiordania, ucciso un quindicenne a Yàbad – In Cisgiordania un 15enne, Murad Fawzi Abu Seifen, è stato colpito a Yàbad, a ovest di Jenin. Secondo fonti locali, dopo il blitz le ambulanze non avrebbero potuto intervenire subito. Nel governatorato di Jenin, dall’inizio dell’offensiva, il bilancio delle vittime è salito e si contano migliaia di sfollati, con centinaia di abitazioni distrutte.

Ostaggi e salme – Tra i corpi restituiti, quello di Joshua Loitu Mollel, 21 anni, cittadino della Tanzania, stagista agricolo ucciso nell’attacco del 7 ottobre 2023 al kibbutz Nahal Oz. Restano ancora sei salme nella Striscia: cinque israeliani e un cittadino thailandese.

La normalizzazione: il Kazakistan verso gli Accordi di Abramo – Durante un incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev annuncerà l’adesione del suo Paese agli Accordi di Abramo. Astana intrattiene relazioni diplomatiche con Israele da oltre trent’anni, ma il passo viene inquadrato come rilancio del processo di normalizzazione tra lo Stato ebraico e il mondo arabo-musulmano sotto egida Usa.

Il nodo Hamas e la “linea gialla” – L’amministrazione statunitense valuta di sfruttare la presenza di militanti di Hamas “bloccati” dietro la cosiddetta linea gialla per un disarmo non violento nella Striscia. Contatti paralleli, con Ibrahim Kalin per la sponda turca, mirano a una soluzione che accompagni il percorso negoziale sul cessate il fuoco e la fase transitoria di governance.

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