Un flusso di crediti inesistenti trasformato in ricche compensazioni fiscali. È l’immagine che emerge dall’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, culminata nel sequestro di beni per oltre 14 milioni di euro nei confronti di società e professionisti di più regioni d’Italia.
Il provvedimento cautelare – L’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è stata eseguita dai finanzieri del comando provinciale di Latina, tramite il gruppo di Formia. La misura ha riguardato 42 persone, con il sequestro di disponibilità finanziarie, immobili e beni mobili nell’ambito di un’inchiesta sulle indebite compensazioni di crediti d’imposta.
Indagini partite dall’Agenzia delle Entrate – L’inchiesta è nata da una segnalazione dell’ufficio Audit dell’Agenzia delle Entrate sulle anomalie di alcuni soggetti abilitati al rilascio dei visti di conformità fiscali. Gli approfondimenti delle Fiamme gialle, supportati da analisi documentali, banche dati, acquisizioni digitali e perquisizioni, hanno delineato un sistema di creazione e circolazione di crediti inesistenti.
Il meccanismo della frode – I crediti relativi a Iva, Ires e Irap sarebbero stati generati attraverso acconti mai versati o riporti inesistenti. Un soggetto incaricato di certificare le dichiarazioni fiscali avrebbe apposto il visto di conformità senza i controlli previsti dalla normativa. I crediti “validati” venivano poi utilizzati dalle società coinvolte o ceduti all’interno di un circuito fittizio per abbattere imposte e contributi previdenziali.
Le provenienze degli indagati – Secondo le risultanze preliminari, il gruppo coinvolto era composto da società e professionisti distribuiti in più territori. Solo tra Campania e Lazio emerge una presenza significativa: cinque persone di Minturno, due di Mondragone, due di Formia, tre di Latina, tre di Gallinaro e ulteriori residenti tra Napoli, Melito, Ciampino, Pomezia, Colleferro, Cassino, Fiuggi, San Cesario, Santi Cosma e Damiano, Esperia e Castrocielo. Figurano inoltre soggetti provenienti da Sicilia, Molise, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e un cittadino rumeno oggi irreperibile.
Compensazioni per oltre 14 milioni di euro – L’utilizzo e la commercializzazione dei crediti fittizi avrebbero consentito a venticinque società di compensare imposte e contributi per oltre 14 milioni di euro. Il quadro probatorio, pur nella fase iniziale delle indagini, è stato ritenuto sufficiente per disporre il sequestro patrimoniale.

