Un colpo netto, la corsa disperata in ospedale e poi il buio: così, nella notte tra sabato e domenica, a Boscoreale, alle ore 2.30, è morto Pasquale Nappo, 18 anni, operaio. A guidare l’inchiesta è la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con il fascicolo affidato al pool anticamorra grazie al lavoro del pubblico ministero Valentina Sincero e dell’aggiunto Sergio Ferrigno.
Gli arresti – In cella sono finiti due giovanissimi: Antonio Bruzzese e Giuseppe Esposito, rispettivamente classi 2002 e 2007, difesi dal penalista Mauro Porcelli. I due, di Torre Annunziata, si sono presentati ai carabinieri nella notte dichiarando le proprie responsabilità; sono accusati di aver esploso almeno tre colpi in piazza Pace, a Boscoreale. Secondo la ricostruzione investigativa, il 23enne era alla guida dello scooter, mentre a premere il grilletto sarebbe stato il 18enne, coetaneo della vittima.
Il 18enne era un obiettivo – Nessun riscontro, al momento, sulla pista dell’errore di persona: per gli inquirenti si sarebbe trattato di un’azione diretta contro un gruppo rivale. Nappo era con gli amici in piazza quando lo scooter è arrivato e uno dei due ha fatto fuoco ad altezza d’uomo. Colpito sotto l’ascella, il ragazzo è deceduto poco dopo l’arrivo all’ospedale di Castellammare di Stabia.
I genitori: “Errore di persona” – «Mio figlio era un ragazzo tranquillo, solare, era il sole della mia vita», ha detto la madre di Pasquale Nappo pochi minuti dopo il fermo dei due ragazzi che si sono costituiti. «Credo sia stato un errore, una fatalità nella quale mio figlio non c’entrava nulla. Quando ho sentito di casi del genere in televisione, non avrei mai creduto che sarebbe potuto succedere a me». Anche il padre ha escluso che il figlio fosse il bersaglio designato: «Mio figlio è sempre stato un ragazzo tranquillo. Ha sentito degli spari, si è affacciato ed è stato colpito da un proiettile vagante. Non era lui l’obiettivo. Era bravissimo. Non sappiamo darci una spiegazione. L’avevo sentito a mezzanotte, era a Napoli a una festa. Al ritorno si era fermato con gli amici in piazza. Era sereno. Frequentava persone tranquille. Si era diplomato da poco ma lavorava per non pesare sulla famiglia. Ora chiediamo giustizia e basta, vogliamo sapere il motivo per cui è successo questo a noi».

