Palermo, ultimo saluto a Paolo Taormina: la città invoca giustizia

di Redazione

Un applauso lungo, quasi ostinato, rompe il silenzio di una Palermo in lutto mentre la bara bianca di Paolo Taormina varca la soglia della cattedrale. Ventun anni, ucciso mentre provava a spegnere una lite: migliaia di persone, magliette con il suo volto e la ferita aperta di una comunità che si interroga sul senso di una violenza che non arretra.

La folla e le istituzioni – In piazzale, giovani con la scritta “Sarai sempre con noi” e uno striscione: “Il sole non lo spegni se gli spari. Rip Paolo”. In chiesa anche il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il presidente della Commissione Antimafia dell’Ars Antonello Cracolici.

L’omelia – L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice parla di “disumana follia dei violenti e dei potenti” e avverte: “Non sono gli eserciti, non sono le forze di polizia, col loro pur encomiabile servizio, a cui siamo gratissimi, che potranno estirpare la violenza omicida. Possiamo essere solo noi, insieme. Può essere solo Palermo tutta a mettere fine alla spirale della violenza”. E richiama una “politica della cura dei cittadini più fragili”, non il solo presidio dei quartieri o della movida: “Abbiamo bisogno di rivedere le nostre politiche sociali, urbanistiche, di sviluppo culturale ed economico… Basta violenza. Basta uccisioni”.

Le indagini – In carcere Gaetano Maranzano, 28 anni, dello Zen, reo confesso. “Se avessi voluto solo ferirlo, avrei puntato alle gambe”, ha detto nell’interrogatorio. Il giudice per le indagini preliminari (gip) ha convalidato la custodia cautelare, parlando di “totale disprezzo per la vita umana”, di indole violenta e senza autocontrollo. Accolta l’istanza della Procura coordinata da Maurizio de Lucia. Restano dubbi sull’arma: a casa dell’indagato è stata trovata una pistola calibro 9, ma non sembra quella del delitto. “Era piccola quanto le mie dita e nera”, ha riferito la sorella della vittima. L’autopsia ha confermato il colpo esploso a distanza ravvicinata alla nuca; una Tac ha rilevato il proiettile.

La ricostruzione – La pm Ornella Di Rienzo colloca l’omicidio tra sabato e domenica, in via Spinuzza, davanti al pub “O Scruscio”, della famiglia Taormina. “Alle 2.50, all’esterno del locale, si verificava una lite tra alcuni giovani”, si legge nel provvedimento di fermo. Paolo esce per sedare gli animi, poi l’aggressione “fulminea” di un uomo robusto, barba scura, occhiali, giubbotto nero e collane con ciondoli a crocifissi e pistole. Le telecamere e le testimonianze, persino un profilo TikTok indicato ai carabinieri, portano i militari a casa di Maranzano. Davanti agli inquirenti, l’indagato parla di vecchie ruggini: “Ha importunato la mia compagna sui social”. Afferma di aver sparato con la calibro 9: “La portavo sempre con me, si sa, Palermo è una città pericolosa”. Ma gli accertamenti tecnici e la dinamica ravvicinata alimentano perplessità.

Le voci della famiglia – “Quell’uomo ha puntato la pistola alla tempia di mio fratello e lo ha ucciso senza motivo… poi da lontano ha puntato la pistola anche contro di me”, racconta Sofia Taormina. La madre, Fabiola Galioto, stringe il dolore: “Paolo è morto da eroe, per difendere la gente del suo locale. Ho sentito l’ultimo respiro di mio figlio… è morto fra le mie braccia”. E ancora: “Mio figlio era un ragazzo d’oro… aveva lavorato negli Stati Uniti, era felice per questa nuova attività aperta da otto mesi. Voleva che nel nostro locale i ragazzi fossero sereni”. La compagna Desirée viene colpita da una bottiglia lanciata dall’aggressore durante la fuga, riferisce la sorella. Nelle parole dei parenti resta l’immagine di un giovane “grande lavoratore, sincero, dedito alla famiglia… protettivo, faceva progetti”.

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